Il Superbonus è carne da macello

La fiducia riposta nell’organizzazione del potere politico in un dato territorio, cioè lo Stato, ha il peso esatto di 19 miliardi di euro. È questo lo stock dei crediti che, in base alle rilevazioni dell’Agenzia delle entrate, fanno riferimento alle imprese del settore edilizio. Aziende che hanno porto l’altra guancia alla Pubblica amministrazione nell’affaire Superbonus. Sono crediti che si definiscono in gergo “incagliati”. Soldi che non hanno valore. Carta straccia. Ed è su questo tema che, in queste ore, il Governo si sta concentrando per evitare il peggio.

Si cerca di mettere una pezza a un errore che costa 3-4 miliardi al mese. Un dente che prima o poi va cavato. E via il dolore. Dietro ogni partita Iva c’è infatti un volto, un cuore, due braccia, due gambe e un fegato. E quest’ultimo non sta troppo bene. È gonfio di rabbia. Nero di disperazione. I debiti che questi esseri umani hanno in pancia sono più di un semplice stipendio. Per molti è la vita. Non si calcola, al momento, quanti di loro, se non riusciranno a smaltire la sbornia statalista, dovranno chiudere per sempre i battenti. Conseguenza: meno posti di lavoro e migliaia di famiglie ridotte sul lastrico in un momento delicato per la nostra economia.

I costruttori chiedono quindi giustizia. Il loro peccato è essersi fidati dello Stato. Le categorie di settore cercano il compromesso. Peccato che generare posti di lavoro e rifare il trucco ai nostri villini non può partire dall’alto. Così, anzi, si va incontro alla disfatta. Al crack. Si cade in un pozzo. Il Superbonus, così come ce lo ha fatto conoscere l’Esecutivo guidato da Giuseppe Conte, è una grossa bolla. Una bugia. Doveva rigenerare le ditte di costruzione, rimettere in moto l’economia con un occhio al green, ma a qualche anno di distanza assume i connotati di un bluff.

Questa scommessa metodologicamente persa pesa in media 2mila euro a cittadino. In totale sono 110 miliardi di euro che paghiamo con il nostro lavoro e le nostre tasse. Il problema è che le case ristrutturate sono appena il 3 per cento del totale degli immobili costruiti sul territorio italiano. Un’ingiustizia. Un grosso problema. Una presa in giro. Un colpo gobbo che ha messo sotto scacco le finanze dell’Italia. Sono 3 finanziare. Uno scoglio difficile da evitare. È carne e sangue versati su un banco da macello. È l’ultima giravolta prima di perdere l’equilibrio.

Aggiornato il 22 febbraio 2023 alle ore 11:47