A volte si ha la sensazione che il Parlamento sia popolato da un’accolita di matti. Quando poi si scatena una tempesta in un bicchier d’acqua sulle dichiarazioni rese in Aula dal deputato Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia, la sensazione d’impazzimento incontrollato si rafforza.
I fatti a cui ci riferiamo sono noti. In realtà, sono giorni che se ne discute fin troppo per i nostri gusti. Il politico di FdI ha accusato il Partito Democratico di avere una posizione ambigua sul mantenimento del 41 bis quale efficace misura di politica criminale a carico dei detenuti per reati di mafia e di stampo terroristico. Nello specifico, il parlamentare ha riferito di un incontro, avvenuto lo scorso 12 gennaio nel reparto di massima sicurezza del carcere “Bancali” di Sassari, tra una rappresentanza qualificata del Partito Democratico – ne hanno fatto parte la capogruppo alla Camera, Debora Serracchiani, i deputati Andrea Orlando, ministro della Giustizia nei governi Renzi (2014-2016) e Gentiloni (2016-2018), Silvio Lai e il senatore Walter Verini, dal 2013 al 2018 capogruppo in commissione Giustizia e responsabile nazionale Giustizia del Pd nelle segreterie di Maurizio Martina e Nicola Zingaretti – e Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto al 41 bis e attualmente in sciopero della fame in segno di protesta contro il duro regime detentivo al quale è sottoposto. Alla visita sarebbe seguito un contatto tra i politici e alcuni mafiosi rinchiusi in celle vicine a quella di Cospito. Contatto che sarebbe stato sollecitato dallo stesso Cospito.
A provare l’inopportuno attivismo dei parlamentari dem nel carcere sassarese sono le intercettazioni ambientali effettuate dagli agenti del Gom (Gruppo operativo mobile) della Polizia penitenziaria e comunicate per competenza al Dap (Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria) del ministero della Giustizia. Dunque, l’obiettivo della protesta estrema di Cospito, patrocinata dagli elementi mafiosi presenti nello stesso carcere, è di costringere lo Stato a cassare l’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario (legge del 26 luglio 1975, numero 354) dal novero delle azioni di politica criminale adottate per il contrasto alle attività criminose a più alto impatto. Il Partito Democratico, sostenuto da tutte le altre forze di opposizione, ha reagito alle insinuazioni del deputato di Fratelli d’Italia rimandandogli l’accusa di illecita divulgazione di informazioni riservate. A loro parere, Donzelli mai avrebbe dovuto rendere noto il contenuto dei colloqui avuti in carcere da Cospito con altri detenuti. Anzi, non avrebbe mai dovuto apprenderne l’esistenza attesa la natura particolarmente sensibile delle attività di intelligence svolte dagli operatori penitenziari del Gom nelle strutture di massima sicurezza.
A gonfiare il caso ha provveduto il leader di Europa Verde-Verdi europei, Angelo Bonelli, il quale si è preso la briga di presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Roma contro il deputato Donzelli, ipotizzando a loro carico la violazione dell’articolo 326 del codice penale che sanziona la rivelazione e l’utilizzazione di segreti di ufficio. Medesima denuncia è stata presentata da Bonelli nei confronti dell’onorevole Andrea Delmastro Delle Vedove, anch’egli di Fratelli d’Italia, e sottosegretario di Stato al ministero della Giustizia perché sarebbe, per sua stessa ammissione, la fonte delle informazioni che il deputato Donzelli ha successivamente utilizzato in Aula per inchiodare i rappresentanti del Partito Democratico alle loro responsabilità.
Su questa vicenda sono giorni che assistiamo a un indegno teatrino nel quale un’opposizione in debito d’ossigeno cerca disperatamente di mettere il bastone tra le ruote della macchina governativa, ma senza successo. Nel frattempo, l’esposizione mediatica del caso Cospito ha stimolato la violenza dei gruppuscoli anarchici che hanno ripreso a lanciare molotov e a bruciare autovetture. Ora, la domanda che rivolgiamo agli esponenti della sinistra è: davvero pensate di incassare un dividendo elettorale insistendo nel volere la crocifissione politica di Donzelli e Delmastro? Sarebbe questa la pungente azione dell’opposizione in Parlamento? Se questo è ciò che sperate di ottenere siete sulla luna, cari compagni. Un’opposizione seria si sarebbe precipitata a ribadire la necessità di fare fronte comune in Parlamento tra maggioranza e opposizione per respingere ogni attacco allo Stato, invece di tuffarsi in una polemica da azzeccagarbugli nel bizzarro tentativo di misurare con il bilancino del farmacista la giusta quantità di riservatezza delle informazioni da renderne illegale la divulgazione.
Al riguardo, non possiamo tacere delle reazioni registrate all’interno del centrodestra. Invero, ci sono apparse claudicanti. Troppa enfasi da Fratelli d’Italia nel fare scudo ai suoi sodali, ma anche troppa balbuzie dalle parti della Lega e di Forza Italia nel manifestare pieno sostegno a Donzelli e Delmastro. A dirla tutta: alcuni distinguo non ci sono piaciuti per niente. E non perché l’essere in coalizione significhi ritrovarsi in una caserma nella quale la critica non sia consentita. Al contrario, dal tenore delle notizie riferite da Donzelli abbiamo tratto il convincimento che il rivelarle sia stato utilissimo. E non solo. Non trattandosi di informazioni funzionali all’avvio di un’indagine giudiziaria – non c’è nulla di criminoso nel volersi battere, anche da pregiudicati, per l’abrogazione di una norma che si ritiene ingiusta – ciò che è stato reso noto incidentalmente avrebbe dovuto essere oggetto di una pubblica comunicazione da parte delle autorità ministeriali che ne hanno il possesso. Altro che segreto! Informare i cittadini del tentativo dei mafiosi di mettere il cappello sulla protesta estrema intentata da Alfredo Cospito, avrebbe consentito a tanti di formarsi un’idea chiara su chi sia l’anarchico detenuto per reati di stampo terroristico e cosa sia pronto fare, e con chi, pur di raggiungere lo scopo di piegare lo Stato costringendolo alla revoca del 41 bis per tutti i detenuti sottoposti a tale regime detentivo. Informare del contenuto di quei colloqui, intercettati dagli uomini del Gom, avrebbe consentito a molti giovani di non mettere sulla testa di Cospito l’aureola del martire, come invece sta accadendo. Avrebbe consentito ai tanti impreparati in Storia del Novecento di non confondere Cospito con la figura romantica degli anarchici di “addio Lugano bella”, o con i partigiani anarchici del “Battaglione Gino Lucetti” impegnati nella lotta al nazi-fascismo sui monti di Sarzana.
Cospito è un bombarolo con vocazione stragista, non Mikhail Bakunin, padre del pensiero anarchico, che dall’esilio vissuto tra i tramonti ischitani e le passeggiate capresi pensava alla rivoluzione sociale su scala mondiale. Se fosse in nostro potere elevare una nota di censura nei riguardi del sottosegretario Delmastro, non sarebbe per aver passato le informazioni al suo collega di partito ma per l’esatto contrario: per non averle immediatamente rese di pubblico dominio. Saremmo ben lieti se, dagli scranni del Governo, al posto di imbarazzati farfugliamenti si levasse una totale rivendicazione dell’operato di Giovanni Donzelli, a dimostrazione che una politica forte non ha bisogno di nascondere la verità ai cittadini. E molto più gradiremmo vedere umiliato il Partito Democratico per il patetico tentativo di coprire gli errori compiuti dai suoi esponenti sotto una coltre di stucchevole ipocrisia. L’auspicio è che la maggioranza non si lasci intimorire dalla demagogia dell’opposizione che chiede, a ristoro dell’offesa subìta, le teste di Donzelli e di Delmastro metaforicamente servite su un piatto d’argento. Se, come è scritto, la sovranità appartiene al popolo, è giusto che il popolo venga tenuto al corrente dai suoi rappresentanti politici anche di ciò che, dietro le sbarre di un penitenziario, terroristi e mafiosi progettano di fare insieme. Servirà a tutti noi, smemorati di una società che ha litigato con la memoria, ricordare da che parte stare.
Aggiornato il 09 febbraio 2023 alle ore 09:25