La Repubblica dei bonus

Dunque, in merito alla ridicola vicenda del bonus cultura, alias bonus 18 anni, emerge ancora una volta la legge non scritta che impone a chi sta al Governo di non togliere alcun beneficio, seppur dai presupposti più che discutibili, concesso da suoi predecessori. Semmai, come nel caso in questione, si apportano alcune modifiche, tanto per dimostrare al popolo questuante che il provvedimento sia stato profondamente migliorato.

E da questo punto di vista non sembra scorretto sostenere che, da una Repubblica fondata sul lavoro, stiamo sempre più scivolando verso una Repubblica delle banane fondata sui bonus.

Ora, per quanto riguarda questo regalino elettorale alle persone che compiono la maggiore età, come riportato dalla stampa nazionale, esso viene “limitato” alle famiglie sotto i 35mila euro di reddito Isee. Tuttavia, per i cosiddetti meritevoli, quelli che si diplomano con 100 centesimi, il tetto non vale, per poi raddoppiarsi per chi possiede entrambi i requisiti.

Già immagino la faccia di tutti quei giovani che, per pochi centesimi in meno e qualche centinaia di euro in più di reddito, perdono codesto bonus di Pulcinella.

Se è veramente questa la linea che l’attuale maggioranza intende seguire per perseguire le utopie dell’equità sociale e del merito, allora stiamo partendo col piede sbagliato.

Con la prospettiva di lavorare in un medio-lungo orizzonte di Governo, che in teoria potrebbe andare ben oltre una legislatura, Giorgia Meloni e soci potevano anche permettersi il lusso di eliminare questo ennesimo esempio di democrazia acquisitiva.

Aggiornato il 22 dicembre 2022 alle ore 10:56