Ciò che ultimamente sta accadendo è agghiacciante. Non mi riferisco al conflitto bellico tra Russia e Ucraina, che ha distrutto le relazioni energetiche occidentali, ma alla guerra che la burocrazia europea ha dichiarato – per il momento – agli agricoltori olandesi. E che è finalizzata a porre fine ai generi alimentari a prezzi accessibili. In nome della “sostenibilità” e della lotta all’“inquinamento”, l’Unione europea sta cercando di cagionare all’agricoltura quello che ha fatto alla rete elettrica, all’industria petrolifera e a quella del gas. In nome dei suoi obiettivi ambientali, vuole distruggere la capacità del settore agroalimentare di produrre cibo di alta qualità, abbondante ed economico. Sebbene i Paesi Bassi abbiano una popolazione di diciassette milioni di abitanti, sono il secondo esportatore agricolo al mondo dopo gli Stati Uniti, producono enormi quantità di carne bovina, suina, latticini e molti altri prodotti agricoli, che vengono venduti sia in Europa che nel mondo. Gli olandesi possono produrre così tanto cibo, in un Paese così piccolo, grazie all’applicazione della tecnologia ai metodi di coltivazione. Le fattorie olandesi sono, forse, le più avanzate al mondo.
Guidata dall’ideologia verde, l’Unione europea sta imponendo un piano per ridurre l’inquinamento da ossido di azoto del cinquanta per cento entro il 2030, in quanto produrrebbe troppo inquinamento. L’azoto, l’elemento essenziale che costituisce quasi l’ottanta per cento dell’atmosfera terrestre, è fondamentale per la produzione agricola. L’azoto è cibo per le piante e la sua riduzione nelle colture alimentari comporterà, ovviamente, il crollo dei raccolti, la scarsità di alimenti e l’inflazione dei prezzi. Così gli ambientalisti sono pure riusciti a diventare “anti-pianta”. Un atteggiamento che poteva provenire solo da chi è analfabeta in chimica atmosferica, fotosintesi e nozioni base di botanica.
Dopo aver dichiarato guerra al carbonio – componente costitutiva della vita biologica – l’Unione europea, che non fa gli interessi dei suoi cittadini ma quelli del partenariato formato dal Forum economico mondiale e dalle Nazioni Unite a cui è sottomessa, ha ora preso di mira uno dei più importanti elementi chimici della natura come mezzo per progettare, deliberatamente, carestie diffuse e spopolamento di massa. I fertilizzanti a base di azoto, infatti, producono il cibo che nutre circa quattro miliardi di persone del Pianeta. Senza fertilizzanti a base di azoto, metà della popolazione mondiale esistente morirebbe letteralmente di fame.
Se attuato, tale piano draconiano europeo, condotto con zelo dal premier dei Paesi Bassi, Mark Rutte, obbligherebbe gli agricoltori olandesi a ridurre di un terzo la loro produzione e a chiudere gran parte delle loro aziende, facendo aumentare il costo dei generi alimentari. Lo Stato olandese ha annunciato l’intenzione di sequestrare circa 3mila fattorie private, costringendo i proprietari a vendergli la terra e poi chiuderle. Il Governo olandese ha stimato che, in totale, circa 11.200 aziende agricole dovranno chiudere per raggiungere i nuovi obiettivi climatici e altre 17.600 aziende dovranno ridurre, significativamente, il loro numero di capi di bestiame responsabili dell’inquinamento. Contro l’Europa che vorrebbe eliminare gli enormi guadagni di produttività ed efficienza raggiunti nel secolo scorso, migliaia di agricoltori olandesi negli ultimi mesi hanno bloccato le autostrade e organizzato proteste, per combattere nientemeno che per la sopravvivenza dell’agricoltura moderna in quanto tale.
La cartina di tornasole per distruggere l’agricoltura dovrà essere imposta anche in Italia e il suo Governo, per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Agenda 2030, dovrebbe smantellare le infrastrutture alimentari, perché come afferma l’Istituto nazionale sullo sviluppo sostenibile, l’Enea, “sarà importante che le numerose azioni da intraprendere siano di tipo strutturale e diano luogo a una vera programmazione integrata e sinergica tra politiche legate al clima”. L’aspetto agghiacciante di tutto questo è che, sebbene consapevoli che l’agenda verde minacci la sicurezza alimentare in Europa, i governi hanno scelto di abbracciarla. Benvenuti, dunque, nel comunismo climatico che farà più morti di fame di quanti ne ha fatti Stalin in Russia. Gli agricoltori olandesi, già al punto di rottura, hanno risposto con massicce proteste a livello nazionale, come in precedenza è avvenuto nello Sri Lanka, dove si sono avute violente reazioni di massa per la scarsità di cibo causata da questa politica verde. Vedremo cosa succederà nel resto d’Europa.
In realtà, la guerra all’agricoltura ha poco a che fare con l’inquinamento e l’ambiente. La conferenza delle Nazioni Unite, tre anni fa, ha affermato che la proprietà fondiaria privata è “uno strumento principale di accumulazione e concentrazione della ricchezza, quindi contribuisce all’ingiustizia sociale. Il controllo pubblico dell’uso del suolo è quindi indispensabile”. Un preludio della famigerata previsione del World Economic Forum secondo cui, entro il 2030, “non possiederai nulla”. Su questa base, numerose agenzie e funzionari delle Nazioni Unite hanno delineato la loro visione della “sostenibilità”, comprensiva di drastiche restrizioni di energia, consumi di carne, di viaggi, di spazio vitale e ora di piani di esproprio. L’agenda, dunque, non è la trasformazione sostenibile dell’agricoltura, bensì il suo controllo totale. Perché, come disse Stalin, chi sorveglia i mezzi alimentari controlla la popolazione. Ciò che sta accadendo in Europa è un presagio molto oscuro per l’Umanità. Voglio proprio vedere cosa accadrà al Continente, quando l’invasione di massa dei non abbienti sarà alla disperata ricerca di cibo e la sua scarsità si diffonderà con la velocità di un contagio.
Aggiornato il 10 dicembre 2022 alle ore 10:20