Per fortuna alla conoscenza storica dell’intellettuale Selvaggia Lucarelli è sfuggito che il protagonista del film “Il Comandante” prodotto da Indigo Cinema e Rai è Salvatore Todaro, ufficiale di Marina sommergibilista e comandante del Reparto di superficie della X Flottiglia Mas, speciale Unità della Marina militare costituita da uomini che volevano “contraddire l’Italia spappolata e smargiassa dei gerarchi in bicicletta” essendo nota l’avversione palese di molti di essi alle espressioni velleitarie dell’Italia fascista.
Il film è stato scritto dal premio Strega Sandro Veronesi (Il Colibrì) e racconta la vita di uno dei tanti Comandanti della nostra Marina protagonisti di gesti eroici durante la Seconda Guerra mondiale.
Todaro, uno di essi, nella notte del 16 ottobre 1940, nel corso di una missione al largo dell’isola di Madera, colpì con i siluri del suo sommergibile il piroscafo belga Kabalo. Mentre la nave stava affondando accostò il suo battello, raccolse i naufraghi e li rimorchiò su di una zattera per quattro giorni, contravvenendo alla regola basilare che un sommergibile non può rimanere in emersione a lungo per non correre il rischio di venire colpito dagli aerei avversari. Quando la zattera spezzò il cavo di rimorchio, Todaro non esitò ad ospitare i naufraghi sul sommergibile fino a sbarcarli, incolumi, sulla costa delle isole Azzorre.
Le cronache riportano che dopo lo sbarco dei naufraghi, Todaro si sentì chiedere dal comandante del Kabalo: “Ma lei, visto che tratta così un nemico, che razza di uomo è?”. Al che Salvatore Todaro rispose: “Sono un uomo di mare come lei. Sono convinto che al mio posto lei avrebbe fatto come me”. L’ufficiale italiano portò la mano alla visiera in segno di saluto e fece per andarsene, ma vedendo l’ufficiale belga guardarlo, si fermò e gli chiese: “Ha dimenticato qualcosa?”, “sì – gli rispose l’altro con le lacrime agli occhi – ho dimenticato di dirle che ho quattro bambini: se non vuole dirmi il suo nome per mia soddisfazione personale, accetti di dirmelo perché i miei bambini la possano ricordare nelle loro preghiere”. Risposta: “Dica ai suoi bambini di ricordare nelle loro preghiere Salvatore Todaro”.
Il comportamento non venne invece apprezzato dall’Ammiraglio Karl Dönitz, comandante in capo dei sommergibilisti tedeschi, che lo criticò severamente, affermando che in guerra non servono buoni samaritani. Todaro rispose con una frase rimasta celebre: “Sono italiano e gli altri non hanno, come me, duemila anni di civiltà sulle spalle”.
Già decorato al valore, con la X Flottiglia Mas cui appartenne dal momento della costituzione partecipò alle più pericolose operazioni ove si distinse nuovamente, tanto da meritare la terza medaglia d’argento al valor militare.
Il 13 dicembre 1942, il motopeschereccio armato su cui era imbarcato venne attaccato da un caccia inglese e, durante il mitragliamento, Todaro fu colpito da una scheggia alla tempia morendo sul colpo. Aveva 34 anni e la sua memoria venne onorata con la Medaglia d’oro al valor militare.
Fu lui, costantemente roso da una mistica volta a dimostrare che gli italiani erano pronti a morire consapevolmente per il proprio Paese, ad ispirare il simbolo della Flottiglia: una X in campo azzurro sormontata da un teschio con la rosa in bocca significante – come soleva ripetere – che “la morte per fini nobili è una cosa bella, profumata”.
Questi erano gli uomini della X Mas, su cui giustamente la Rai partecipa a renderne giusta memoria. Sempre che Selvaggia Lucarelli, accompagnata da altri intellettuali del calibro di Andrea Scanzi, non intervenga a bloccarne l’uscita nelle sale!
Aggiornato il 19 novembre 2022 alle ore 11:33