Un mito da sfatare

I teorici che davano già per persa la guerra di resistenza e di riconquista degli ucraini – su tutti Alessandro Orsini, che sembra non azzeccarne una sul piano delle previsioni a breve termine – sono stati sicuramente influenzati dal mito di invincibilità della famosa Armata rossa, di cui le truppe putiniane – si presume – abbiano ereditato lo spirito combattivo.

In realtà, scorrendo all’indietro la storia bellica della stessa Armata rossa, quello stesso mito di invincibilità si dimostra estremamente esagerato a causa di una certa propaganda. Basti dire che nella prima guerra oltre i confini dell’Urss, quella del 1920 con la Repubblica di Polonia, appena ricostituitasi dopo oltre un secolo di dominazione, le truppe comuniste furono sonoramente battute e costrette a firmare la pace. In seguito, dopo aver firmato il famoso patto di non aggressione con la Germania nazista, l’Armata rossa fu inviata da Stalin a occupare la quasi disarmata Finlandia, il 30 novembre del 1939. Malgrado l’enorme disparità di mezzi tra i due Paesi – basti dire che i finnici disponevano di appena 32, piccoli carri armati, contro i circa 2.500 dei sovietici – il conflitto si protrasse fino alla primavera del 1940, con gli invasori che contarono un numero di morti cinque volte superiore rispetto a quello dei finlandesi.

Quanto poi alla vittoria conseguita nella guerra contro gli eserciti di Adolf Hitler, un successo conseguito con perdite spaventose – si parla di 25 milioni di morti tra militari e civili – più che la strategia e l’uso sapiente della logistica un ruolo decisivo lo hanno giocato gli ingentissimi aiuti che gli Alleati occidentali mandarono incessantemente ai sovietici. Tra questi va segnalato, tra le altre cose, l’invio da parte degli americani di oltre 550mila veicoli di trasporto, in gran parte camion, che consentirono ai soldati rossi di raggiungere in ogni parte dello sterminato fronte russo sempre una schiacciante superiorità di uomini e mezzi su un nemico che, dopo gli sbarchi degli Alleati in Italia e in Francia, appariva sempre più indebolito.

Ma neppure nella ben più recente guerra di occupazione dell’Afghanistan, durata dal 1979 al 1989, la gloria arrise alla poderosa Armata rossa, costretta ad abbandonare l’impervio territorio occupato con ingentissimi mezzi e senza aver ottenuto alcun risultato strategico. Anzi, secondo molti osservatori, quella catastrofica sconfitta accelerò di molto il processo di dissoluzione dell’Urss, che si concluse appena due anni dopo, il 25 dicembre del 1991 con le dimissioni di Michail Gorbačëv da presidente dell’Unione Sovietica.

Ebbene, tornando a bomba, non ci si deve stupire più di tanto se oggi un esercito agguerrito che difende il suo territorio, sostenuto dalla potenza economica e tecnologica dell’Occidente, stia gradualmente riguadagnando terreno, mettendo a mal partito gli eredi della suddetta Armata rossa. Personalmente, pur non avendo le capacità e le competenze del professor Orsini, mi sarei stupito se fosse accaduto il contrario.

Aggiornato il 19 novembre 2022 alle ore 10:41