Denaro contante e libertà

La Lega ha depositato un progetto di legge per alzare il tetto all’utilizzo della moneta contante dagli attuali 2mila euro a 10mila euro. La sinistra coglie la palla al balzo per scatenare la protesta contro la maggioranza. Ecco il capo d’accusa: il Governo invece di pensare ad abbassare il costo delle bollette si preoccupa di fare un piacere agli evasori e alla malavita ampliando i margini all’uso del contante. Il centrodestra risponde che trattasi di provvedimento di buonsenso per aiutare la ripresa dei consumi (Matteo Salvini); che la misura è da sempre nel programma di Fratelli d’Italia e del centrodestra (Giovanbattista Fazzolari). Si dice anche (Forza Italia) che il tetto all’utilizzo del contante non sia una priorità in questo momento, ma se ne parlerà nella legge di stabilità per il 2023 (Giorgio Mulé).

Dobbiamo forse preoccuparci che nella maggioranza si parlino linguaggi diversi? Assolutamente no. Siamo nella fisiologia della dinamica costituzionale che fissa la netta distinzione tra atti d’indirizzo politico, riconducibili in capo all’azione di Governo (articolo 95 della Costituzione), e determinazione della politica nazionale, materia attribuita alla competenza esclusiva dei partiti (articolo 49 della Costituzione). In soldoni, la scelta sull’innalzamento del tetto all’utilizzo del contante spetta al Governo. Tuttavia, ciò non comporta che ai partiti che compongono la maggioranza parlamentare venga imposto l’obbligo del silenzio. In passato è stata la sinistra a tentare di convincerci, con i suoi comportamenti fattuali, che non si deve disturbare il manovratore. Un concetto autoritario e antidemocratico che non può appartenere alla destra. Ragione per la quale riteniamo che gli organismi leghisti avessero il pieno diritto di porre la questione e che l’aver alzato il velo d’ipocrisia che finora ha coperto l’argomento “uso del contante” sia stato un atto encomiabile. Già, perché in ballo non c’è soltanto il lodevole tentativo di dare una mano al sistema produttivo a ripartire facilitando l’accesso ai consumi. Il di più che reca la proposta leghista, il suo valore aggiunto, sta nella riaffermazione di un principio di libertà, gravemente conculcato dall’aspirazione vessatoria connaturata alla volontà egemonica della sinistra. Chi si oppone a riconoscere maggiori margini decisionali al cittadino nella propria sfera giuridico-patrimoniale si appella all’interesse prevalente della collettività a non favorire comportamenti illeciti, quando non apertamente criminali. L’argomento è retto da una visione illiberale del rapporto tra Stato e cittadino. Per un’idea che sia liberale, anche se espressa nella declinazione del pensiero conservatore, ciò è semplicemente inaccettabile. Non abbiamo percorso tanta strada per ritrovarci tutti schiavi di un sistema di potere da incubo orwelliano. Ciononostante, bisogna ammettere che il legittimo bisogno di giustizia sociale che promana dalla maggioranza dei cittadini possa generare dubbi sull’introduzione di norme apparentemente permissive rispetto a comportamenti contrari al bene comune. Occorre tenerne conto.

Ora, la domanda che l’iniziativa parlamentare leghista ci restituisce è: si può limitare la libertà individuale in nome della prevenzione di potenziali comportamenti criminosi? In concreto, si può impedire a un cittadino di spendere il proprio denaro nella modalità che più gli aggradi presupponendo che la manifestazione della volontà di utilizzo corposo del denaro corrente, quindi non tracciabile, nasconda un’illegalità? Un proverbio della saggezza popolare sentenzia così: “L’occasione fa l’uomo ladro”. Quindi, cosa dobbiamo pensare? Che il contante faccia l’uomo evasore? In una società illiberale, fondata sull’abietta morale del “sospetto anticamera della verità”, la risposta alla domanda sarebbe affermativa.

Tuttavia, gli italiani hanno votato per il centrodestra perché venissero spezzate le catene che annichiliscono le libertà del cittadino. Il medesimo dubbio amletico la società del nostro tempo storico l’ha dovuto drammaticamente affrontare con l’insorgere della pandemia. In quelle circostanze era in gioco il diritto inalienabile alla libera circolazione degli individui che veniva compresso nell’interesse del prevalente diritto alla tutela della salute della collettività. Non si tratta di dilemma alla portata dell’“asino di Buridano”. Una scelta s’impone per scongiurare il rischio più grande. Lo stesso descritto dal Poeta: Intra due cibi, distanti e moventi d’un modo, prima si morria di fame, che liber’omo l’un recasse ai denti” (Paradiso, Canto IV). Sulla strategia per fermare il contagio, ad esempio, anche la destra si è divisa. Ciò dimostra quanto nulla vi sia di scontato se è in ballo la difesa del valore costitutivo di una libera comunità di destino: la libertà dell’individuo. Ora, se per la questione fondamentale della difesa dalla malattia è stato comprensibilissimo il tormento che ha agitato le coscienze di molti sinceri libertari, non lo è altrettanto per vicende che solo potenzialmente potrebbero collegarsi a comportamenti criminogeni. Sostenere che vi sia un nesso causale tra l’eccessiva circolazione del contante e l’incremento dell’evasione fiscale e del riciclaggio di denaro di provenienza illecita non è scientificamente provato.

Anche lo studio svolto dagli esperti della Banca d’Italia nel 2021, intitolato “Pecunia olet”, al quale si aggrappa la sinistra per ammantare di credibilità la sua vocazione autoritaria, non offre sostegno alle tesi proibizioniste, basandosi esclusivamente su evidenze empiriche – quindi non scientifiche – nella ricerca del nesso tra utilizzo del contante e incidenza dell’economia sommersa. L’idea sinistra secondo cui in ognuno di noi si celi un evasore o un malfattore che attende l’occasione giusta per manifestare la sua vera natura è un’ignobile cortina fumogena dietro la quale opera la mano invisibile di uno Stato poliziesco. Dimenticatevi per un momento di essere degli evasori in fieri ma immaginatevi amorevoli padri o madri di famiglia. Cosa c’è di più bello e nobile di donare ciò che si ha a chi ha bisogno di essere aiutato; di sostenere economicamente figli e nipoti che faticano a sbarcare il lunario? Si può fare, lo Stato consente che lo si faccia ma alle sue condizioni. Il “Leviatano” deve comunque mettere becco in ciò che fa il cittadino, in ciò che pensa e che desidera. Le donazioni in denaro possono essere destinate a parenti, ad amici ma anche ad associazioni o enti, purché rispettino il criterio del modico valore. Diversamente, occorrono stipule di atti notarili e che si paghino le tasse su ciò che si dona.

Per tutti gli atti di liberalità si deve sempre rendere tracciabile e giustificato il trasferimento del denaro donato perché il Fisco, attraverso controlli stringenti e lo strumento del Redditometro, possa valutare se i guadagni siano effettivamente equilibrati con le uscite economiche. In pratica, non siamo liberi di fare ciò che vogliamo con ciò che ci appartiene. Neanche di essere generosi più del dovuto. Ne abbiamo sentite e vissute tante, ma la modica quantità di altruismo ci mancava. Gesù Cristo e San Francesco d’Assisi, se fossero vissuti ai giorni nostri, avrebbero avuto seri guai con il Fisco. I cittadini, quando si recano a votare, insieme alla scheda mettono nell’urna anche il carico di speranza che nutrono perché qualcosa cambi e il futuro possa essere migliore. Sarà per questo, per le troppe delusioni subite, che l’affluenza al voto è sempre più bassa. Sarà per questo che il consenso dato a Giorgia Meloni ha le note meste di un ultimo disperato appello a cambiare le cose. Se è libertà che i cittadini chiedono è dovere inderogabile di chi oggi governa mettere in campo tutte le misure necessarie affinché la gente si senta appagata. Anche quelle che potenzialmente potrebbero favorire qualche malfattore. È per questo motivo che, pur dissentendo parzialmente dalla dichiarazione di Matteo Salvini che parla riduttivamente di provvedimento di buonsenso, a noi piace credere che decidere di elevare il tetto per l’utilizzo del contante sia un fragoroso atto di libertà. Quella stessa libertà che, a differenza della verità, sa sempre essere rivoluzionaria.

Aggiornato il 30 ottobre 2022 alle ore 08:15