E meno male che Silvio c’è ancora

Il primo Governo Meloni è nato. Gufi e opinionisti menagramo possono sbaraccare. Nel centrodestra non c’è stata la temuta, o auspicata, deflagrazione dell’ultim’ora. Tutto è andato liscio. Nel teatrino della politica le “bombe” sono petardi: fanno un gran botto ma sono innocue.

Come nel caso della diffusione di una conversazione “rubata” a Silvio Berlusconi a tema la guerra russo-ucraina che avrebbe dovuto sortire effetti letali sulla nascita del nuovo Esecutivo. Vladimir Putin costretto a intervenire nel Donbass per salvare i russofoni dall’aggressione ucraina? Il presidente Volodymyr Zelens'kyj un cialtrone? L’Occidente, corresponsabile della guerra? Berlusconi ha offerto la sua lettura dei recenti accadimenti che non piace ai leader del fronte occidentale ma che sposa i dubbi dei tanti italiani i quali non prendono per oro colato le verità confezionate dal fronte antirusso. A lui, i nemici e anche alcuni amici hanno rivolto la domanda che solitamente si fa all’assassino al cospetto del cadavere: perché lo hai fatto?

Già, perché Berlusconi ha detto quelle cose? In fondo, la ricostruzione della catena di eventi che hanno portato all’invasione russa dell’Ucraina lo scorso 24 febbraio e la sottintesa giustificazione del comportamento di Putin nella vicenda Berlusconi avrebbe potuto risparmiarsele. Ma il vecchio leone di Arcore, prodigo per natura, la parola continenza la capisce poco. Da imprenditore e da politico è sempre stato per giocarsela, per rischiare, anche quando le circostanze esterne avrebbero consigliato cautela. D’altro canto, non si diventa ricchi sfondati se non si ha la stoffa del giocatore d’azzardo. Come è stato un azzardo esprimersi a quel modo sulla delicata questione ucraina. Berlusconi non poteva sperare che le sue esternazioni sarebbero rimaste ignote all’opinione pubbliche. Sapeva benissimo che la diffusione dell’audio “rubato” avrebbe scatenato un putiferio. Resta ai commentatori la facoltà di decidere se reagire alla maniera delle vergini violate o stare al gioco di Berlusconi e, come si dice in gergo pokeristico, andare a vedere il bluff.

Il caravanserraglio dei media organici alla sinistra, neanche a dirlo, ha optato per la prima postura. Noi preferiamo la seconda. Quindi, niente “Oh dio, Oh dio! Come faremo con i nostri partner occidentali che ci castigheranno perché non siamo affidabili?”. Molto meglio un “Silvio, messaggio ricevuto. Ma facci capire dove vuoi arrivare”. Partiamo dal contesto degli eventi in cui si colloca l’improvvisa comparsa dell’audio incriminante. Si dice che sia stato fraudolentemente registrato da qualcuno dei presenti alla riunione dei deputati forzisti il quale, per calcolo politico o per ripicca personale, l’avrebbe dato ai segugi dell’Agenzia di stampa “LaPresse”. È partita la caccia ai traditori ma è fatica sprecata.

In realtà, a noi la storia degli spioni fedifraghi non convince. Il sospetto è che sia stato proprio il vecchio leone di Arcore a volere che quel sonoro uscisse. Come è accaduto con il foglietto contenente gli insulti alla Meloni, “rubato” nell’Aula del Senato da un teleobiettivo indiscreto. Berlusconi voleva che quell’appunto fosse visto, come ha voluto che quell’audio venisse ascoltato. Perché? Per “fottere” Antonio Tajani nella corsa a occupare la casella degli Esteri nel Governo Meloni? Per scagliare un macigno tra le gambe della stessa Giorgia Meloni, perché inciampasse ancor prima di cominciare l’avventura di governo? Per far implodere la maggioranza perché non potesse dare alla luce un Esecutivo di centrodestra non signoreggiato da lui? Stupidaggini. Berlusconi è un tipo spigoloso, a tratti permaloso, ma è anche un pragmatico di straordinaria lucidità. Non si balocca nell’indugiare sulle opportunità mancate ma mira dritto a cogliere un vantaggio anche da scenari negativi.

Eppure, c’è chi sostiene che non abbia mandato giù l’idea che un centrodestra potesse esistere senza che fosse lui a guidarlo. Altri la mettono sul piano del suo machismo, mortificato dalla presenza di una donna al timone della nazione. È possibile che in parte c’entri il disagio psicologico per la perdita di protagonismo. Tuttavia, un Berlusconi tra il rimbambito e il rancoroso è un racconto che non regge. Berlusconi resta uno che vede più lontano di tutti. Nelle settimane di trattative per la formazione del nuovo Governo il leader di Forza Italia ha preso atto dei mutati rapporti di forza all’interno della coalizione. Il popolo del centrodestra ha deciso che a comandare sarebbe stata Giorgia Meloni. Il vecchio leone ha compreso che il suo tempo sulla scena politica interna si è esaurito, ma non quello sullo scenario internazionale.

L’asso nella manica che custodisce da venti anni, dai tempi degli storici accordi di “Pratica di mare”, è il rapporto personale con il leader russo Vladimir Putin. La guerra russo-ucraina ha innescato una spirale distruttiva che potrebbe portare al conflitto nucleare. Per fermare l’escalation occorre che i leader mondiali muovano un passo sulla via del negoziato. Al momento, non se ne vedono figure carismatiche in grado di riaprire il canale di dialogo con la Russia di Vladimir Putin. Non l’inquilino della Casa Bianca. Non il doppiogiochista di Ankara. Non Mario Draghi, nonostante l’allure da statista globale. Berlusconi, che astutamente non ha rinnegato l’amicizia con l’autocrate russo, si sarà chiesto: perché non io? Da qui, la genialata del messaggio in codice lanciato al capo del Cremlino con la storiella, francamente poco credibile, dello scambio epistolare denso di parole dolci e l’ancor meno credibile dono di una fornitura di lambrusco all’“amico Putin” in risposta alla cassa di vodka ricevuta per il suo compleanno, manco fossero Peppone e Don Camillo. Un modo rustico per far sapere a Mosca e al mondo che Silvio c’è, pronto a compiere l’ultimo dei suoi capolavori diplomatici: convincere Putin a fermare la guerra e a sedersi a un tavolo negoziale. Berlusconi ambisce a ritagliarsi un posto nella storia dell’umanità e per questo punta a riuscire dove altri hanno fallito. Credete che a Berlusconi importi di Giorgia Meloni e del suo dream team per il Governo? Davvero qualcuno ha immaginato che Berlusconi potesse immolarsi sulla linea della Piave al grido di “O Licia Ronzulli ministro o morte!”? Suvvia, siamo seri.

Il vecchio leone si è dato da fare in queste ore per tenere alta la suspense. Si diverte un mondo a tenere sulla corda i media. D’altro canto, non sarebbe stato il grande tycoon della comunicazione che è stato se non avesse nutrito la vena istrionica che pulsa in lui, insieme a tutto il resto. Ma agli italiani cosa ne viene da questo teatrino? Qualcosa di buono. Giorgia Meloni deve ribadire la solidità dei legami euro-atlantici dell’Italia. Tuttavia, essere atlantisti non è portare il cervello all’ammasso. Si può essere fedeli alleati degli Stati Uniti e, al tempo stesso, avere autonoma facoltà di pensiero. Purtroppo, con il Governo Draghi il nostro Paese ha ecceduto nell’attacco alla dirigenza russa. Mario Draghi ha tradito decenni di politica internazionale italiana basata sulla fedeltà all’Occidente ma anche sulla capacità di dialogo col nemico.

Ora, tra un mese o tra un anno la guerra russo-ucraina finirà e con Mosca bisognerà tornare a parlarsi. Lo faranno per primi da Washington perché gli statunitensi, campioni di pragmatismo, sono abituati a voltare pagina dalla sera alla mattina spiazzando tutti, alleati in testa. Poi toccherà ai tedeschi e ai francesi, riallacciare i rapporti mai del tutto interrotti con Mosca. Per Roma non ci sarà alcuna ripresa del dialogo, per come si sono comportati finora i titolari di Palazzo Chigi e della Farnesina e per come, con ogni probabilità, vorrà comportarsi la premier Giorgia Meloni. E allora, chi si spenderà per normalizzare i rapporti con Mosca nell’interesse del Paese? Sempre lui, quel satanasso di Silvio pronto a scandire col sorriso sornione stampato in faccia il solito, intramontabile, meneghino “ghe pensi mi”. Giorgia Meloni prosegua tranquilla per la sua strada e non tema le acrobazie comunicative del vecchio leone di Arcore. Non è lui il nemico.

Aggiornato il 23 ottobre 2022 alle ore 10:35