Il colpo di coda che ha ridato dignità ai partiti

La dichiarazione del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti – “il centrodestra ruba a Conte la responsabilità di far cadere il Governo” – è la plastica dimostrazione che i cespugli non credevano all’improvvisa crisi dell’Esecutivo di Mario Draghi. Sono rimasti spiazzati. Si stavano preparando per raccogliere il dividendo elettorale per la loro fedeltà al tecnocrate voluto dal Colle, attraverso la creazione di un contenitore “centrista” nel quale sarebbero dovuti confluire tutti i soggetti che vedevano a rischio la loro candidatura alle prossime elezioni politiche. Il partito di Draghi senza Draghi.

La preoccupazione era massima anche per la diminuzione delle poltrone disponibili in Parlamento che, con la riforma suicida, ha ridotto i componenti della prossima diciannovesima legislatura: dagli attuali 630 a 400 alla Camera dei deputati e da 315 a 200 al Senato della Repubblica. Italia al centro, l’ultima versione del partitino fondato da Giovanni Toti, ha votato la fiducia al Governo Draghi in Senato insieme al Partito Democratico e agli altri cosiddetti centristi.

Qual è il retropensiero del capo politico di Italia al centro? Se il centrodestra ha rubato a Giuseppe Conte la responsabilità della crisi di Governo, il suo partitino nato in Parlamento e accreditato dello zero virgola, alle elezioni politiche si alleerà contro il centrodestra? Al momento, hanno lasciato Forza Italia (oltre al senatore Andrea Cangini) i ministri Mariastella Gelmini e Renato Brunetta, che evidentemente non hanno elaborato il lutto relativo alla perdita della poltrona ministeriale. È probabile che altri poltronisti lasceranno il partito nel quale sono stati eletti. Sapevano già che non sarebbero stati ricandidati in quanto, da ministri che avrebbero dovuto rappresentare le istanze del loro partito di riferimento, avevano sposato un Governo che, è ormai assodato, guardava a sinistra piuttosto che rappresentare un Esecutivo di unità nazionale.

Non tutti i mali vengono per nuocere! Per paradosso è una fortuna per la compagine di centrodestra, con particolare riferimento a Forza Italia, in quanto i potenziali trasformisti sono usciti allo scoperto. Già il proprio agire nel Governo – e fuori – dimostrava l’insofferenza nei confronti di un partito che non sposava acriticamente l’operato del loro nuovo “nume tutelare”. Erano convinti di avere tempo fine alla naturale scadenza della legislatura per trovare una comoda collocazione che gli desse la possibilità di negoziare una candidatura sicura, a fronte di qualche migliaio di voti. Tutto sembrava giocasse a loro vantaggio. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, faceva sponda al Governo perché non voleva le elezioni anticipate. Le Cancellerie europee tifavano per Draghi. La grande stampa schierata apertamente contro la crisi e a qualsiasi costo. Le manifestazionispontanee” organizzate a sostegno dell’insostituibile. L’esito che immodestamente avevo previsto ha fatto saltare i giochi!

Aggiornato il 23 luglio 2022 alle ore 09:39