Una crisi di Governo in corsivœ

Tutti in questi giorni si scandalizzano perché su TikTok circola quella roba deprimente chiamata corsivo. La colpa non è delle nuove generazioni perché queste ultime hanno almeno la coerenza di comprendere che questa società è fondata sul nulla e quindi proseguono imperterrite verso il nulla. Se solo pensiamo al fatto che le aziende più grandi del mondo non producono nulla (Facebook, Twitter, Google), avremo la cifra del vuoto cosmico in cui ci siamo ricacciati. Il vuoto cosmico produce un pensiero debole, il pensiero debole considera i valori come zavorra e l’assenza di valori produce caos, superficialità e una società liquida. Senza voler scomodare i massimi sistemi, in questo posto bello ma inutile chiamato Italia è in atto una crisi di governo che nasce liquida e rischia di assumere contorni imprevedibili. Una crisi in corsivo, insomma.

In primo luogo perché la parola d’ordine in questo momento è che dopo Mario Draghi ci sia il diluvio e cioè che non si possa prescindere dall’attuale Governo che si avvia a condurre il Paese alle elezioni del prossimo anno. E allora tutti ripetono a pappagallo questo mantra senza, per esempio, chiarire che questo Governo di fine legislatura, ostaggio delle fibrillazioni elettorali interne ai partiti, è solo un enorme bordello destinato all’immobilismo. E allora continuare con questo atteggiamento infantile di affacciarsi in tv e dichiarare “amïo, ma senza Draghiea il Paese non ce la può farœ” è del tutto privo di senso, deprimente e contrario ad ogni principio democratico. Il tutto fa il paio con la dichiarazione da cerebrolesi secondo la quale “dobbiamo resisterœ altrimenti vince Giorgia Meloniœ” come se la democrazia valesse solo a patto che vincano tutti tranne questi fantomatici perniciosi fascisti per arginare i quali dobbiamo tenerci un Draghi azzoppato almeno fino a quando la destra non cala nei consensi. Questo può valere su TikTok, ma non nella Repubblica Italiana.

Detto ciò, se la classe politica e i commentatori non pensassero in corsivo, capirebbero che Giuseppe Conte, per recuperare i milioni di voti buttati nel cesso in questi anni di Governo, non aveva altra scelta se non simulare di staccare la spina al Governo sperando che Draghi facesse ammuina e fingesse di ricucire lo strappo. Matteo Salvini avrebbe fatto la stessa cosa di lì a breve ma per sua fortuna è stato preceduto dai Pentastar che gli hanno facilitato il compito. Si dà il caso che l’unico a non pensare in corsivo sia Mario Draghi, che ha deciso di andare fino in fondo scegliendo di non partecipare al minuetto della politica basato su finti strappi e conseguenti finte riappacificazioni. Si presenterà alle Camere tenendo il punto e cercando così di stanare il bluff pentastellato. Se i Cinquestelle dovessero capitolare per loro sarebbe la fine ma, se ciò avvenisse, lui da quel momento in poi avrebbe carta bianca e la resa incondizionata della politica. Se i grillini tenessero il punto (e non possono fare altrimenti senza perdere la faccia), di lì in poi si aprirebbero una serie di scenari: Salvini potrebbe accodarsi a Conte nell’intento di recuperare il voto degli scontenti che vedono di mal’occhio la permanenza della Lega al Governo o potrebbe rimanere nei ranghi. In questo ultimo caso, non essendoci più un Movimento Cinque Stelle monolitico (c’è stata una scissione), Mario Draghi (più probabilmente un suo uomo) potrebbe prendere atto del fatto che una maggioranza larga esiste ancora in Parlamento con conseguente piena agibilità politica scegliendo di andare avanti.

La cosa più probabile è che l’attuale legislatura non finirà anticipatamente a dispetto di ciò che pensano in molti. Nemmeno vogliamo ipotizzare l’eventualità che si tratti di una crisi pilotata in cui Salvini segue troppo presto Conte il quale si sfila all’ultimo momento lasciando il leader leghista con il cerino in mano, perché sarebbe l’ennesimo errore leghista che proietterebbe il Carroccio ai livelli di cialtroneria ben oltre il corsivo. La legislatura andrà avanti ma, se ciò non dovesse essere, dopo non ci sarà il buio. Il sole sorgerà nuovamente lasciando poi spazio alla luna con cadenza giornaliera. Una sola domanda resta senza risposta: dov’era Enrico Letta, quello del campo largo, quello dell’alleanza con i Cinquestelle, quello della sintonia culturale con i grillini, mentre si consumava questo strappo durato due mesi? Forse era a lezione di corsivo? Amïo, diritticivilïo, iusscolïo.

Aggiornato il 18 luglio 2022 alle ore 10:24