Draghi e i Cinque Stelle: che spettacolo

Che bella la politica italiana nella quale, come canterebbe Lucio Dalla, ogni dramma è un falso. E i suoi protagonisti, i politici, come il “Caruso” di Dalla, con un po’ di trucco e con la mimica possono diventare altro. La politica che questo tempo storico ci dona è andata oltre il concetto di politeia, di organizzazione del bene comune: si è evoluta in arte teatrale, in messinscena di una finzione. Bisogna farci l’abitudine.

D’altro canto, dalla notte dei tempi la politica è stata anche panem et circenses. E oggi che il pane rischia di mancare, per le note ragioni connesse all’inflazione (+ 8 per cento in giugno), al clima metereologico e alla guerra, accontentiamoci dei circenses. Pensate che si scherzi? Nient’affatto. Cos’altro potrebbe essere la querelle che tiene banco da giorni sul presunto invito rivolto da Mario Draghi a Beppe Grillo a sbarazzarsi di Giuseppe Conte? Come la vorreste catalogare: acrobazia da circo, teatro dell’assurdo, commedia degli equivoci, intreccio plautino? Fate voi. Ciò che conta è che il “teatrino” centri lo scopo per il quale è stato montato: distrarre il pubblico dalle angosce della vita reale. Il trio Draghi-Grillo-Conte è stato superbo nella recitazione. Ci ha regalato alcune ore di spensierata allegria con la gag dei politici, uomini di Stato, che parodiano una crisi di governo. Semplicemente esilarante. Iniziativa meritoria pur di risparmiarci il dispiacere di assistere, pressoché impotenti, all’accantonamento da parte del vertice Nato delle politiche di stabilizzazione dei Paesi del Nordafrica e della fascia subsahariana – interesse italiano prioritario – a beneficio di un’estensione globale del suo ruolo in quadranti geostrategici lontanissimi e al trasferimento del nuovo fulcro strategico dell’Alleanza Atlantica dal Mediterraneo verso Nord, nel Baltico. Ma, cosa ancora più grave, la nostra delegazione si è resa complice della “porcata”, consumata a Madrid, ai danni del popolo curdo. Lì, il mondo libero, quello delle democrazie che difendono lo Stato di diritto; quello dei sinceri liberali che... non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere; quello della Magna Carta, della dichiarazione universale dei diritti umani, della Statua della Libertà, si è prostrato ai piedi del dittatore turco Recep Tayyip Erdoğan. Pur di ottenere che cadesse il veto turco all’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato, il mondo libero ha ceduto a tutte le richieste del tiranno di Ankara. E alcuni dei “sì” pronunciati sono più odiosi e infamanti di tutte le altre concessioni accordate.

In sostanza, a Madrid gli occidentali hanno venduto i curdi al suo implacabile persecutore. È stata messa nero su bianco la promessa dei due Paesi scandinavi di cooperare con la Turchia nella lotta al Pkk – il Partito dei Lavoratori del Kurdistan – bollato da Erdoğan come organizzazione terrorista e di estradarne i capi, rifugiatisi nei “paradisi” scandinavi. Helsinki e Stoccolma si obbligano a non fornire sostegno al partito dell'Unione democratica curda siriana (Pyd) e ai gruppi delle Unità di protezione popolare (Ypg) con ciò decretando la messa a bando della diaspora curda che nella sola Svezia conta circa 100mila persone. Nel memorandum è scritto che Svezia e Finlandia s’impegnano a sostenere Ankara nella lotta al terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni. Che tradotto vuol dire una cosa ben precisa: il via libera a Erdoğan a entrare in Siria e a regolare i conti con i curdi. Quegli stessi curdi cha abbiamo osannato e chiamato eroi quando si facevano ammazzare per combattere l’Isis, cioè il terrorismo islamico, al posto nostro. La ricordate Kobanê, la “Stalingrado” della guerra contro lo Stato Islamico? La resistenza curda nella città martire si protrasse per sei mesi, dal 13 settembre 2014 al 15 marzo 2015. E segnò il punto di svolta della guerra. I miliziani curdi della Siria settentrionale, che combattevano sotto le bandiere dell’Unità di Protezione Popolare (Ypg), si guadagnarono sul campo l’appellativo di “eroi di Kobanê”. Si tratta degli stessi uomini e delle stesse donne che Erdoğan marchia come terroristi e che, in forza del Memorandum di Madrid, il tiranno turco è autorizzato ad annientare con il silenzio complice dei Paesi Nato.

Che bello questo mondo libero che in nome della lotta all’autocrate Vladimir Putin si mette anima e corpo nelle mani del tiranno Erdoğan e tradisce chi gli è stato al fianco. E sarebbe l’Occidente la patria della libertà, della coerenza e della lealtà? Sembra che si sia preso gusto a tradire gli amici. Quasi una prassi. Lo scorso anno è toccato agli afghani, che si erano fidati della protezione dell’alleanza occidentale, a essere piantati in asso e restituiti agli artigli dell’integralismo religioso dei Talebani, senza troppi complimenti. Oggi siamo tutti ucraini. Almeno è ciò che si vuole far credere ai diretti interessati, i quali si stanno facendo annientare dai russi in nome di una promessa dell’Occidente di accoglierli nel proprio ventre generoso e florido. Se fossimo in loro, ci guarderemmo le spalle perché certi amori sono facili a scomparire d’improvviso.

Mario Draghi, appena tornato in Italia, avrebbe dovuto presentarsi in Parlamento per spiegare le ragioni del fallimento della sua missione al Consiglio europeo, al G7 e al vertice Nato e giustificare il fatto, gravissimo, di aver associato l’Italia a quella nefandezza senza ritegno che è stata l’intesa anti-curda con Erdoğan. Invece, ha preferito attardarsi a rassicurare gli addetti ai lavori che lui nelle beghe interne ai Cinque Stelle non ha messo becco. A parte che si fa fatica a credergli ma poi, chissenefrega delle paturnie dell’ectoplasma grillino?

Si obietterà: il Memorandum è una questione tra Turchia, Svezia e Finlandia, noi cosa c’entriamo? C’entriamo, eccome. Perché il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, con la sua presenza alla firma dell’accordo ha impegnato tutti i Paesi partner. Nessuno escluso. Come non condividere la domanda, a sfondo polemico, che Mark Lowen, corrispondente della Bbc, ha posto a Stoltenberg nel corso della conferenza stampa a chiusura del vertice di Madrid: “C’è un membro della Nato, il secondo esercito più grande della Nato, la Turchia, che ha acquistato un sistema di difesa missilistica alcuni anni fa dalla Russia. E che ora è stata in grado di dettare le regole sull’adesione di Finlandia e Svezia. È questo il segno di un'Alleanza funzionale? (la domanda la trovate in lingua originale su Twitter)”.

Riassumendo. Da circa quattro mesi siamo impegnati a sostenere l’Ucraina nella lotta per la libertà dall’aggressione russa. Nessun negoziato di pace sarà possibile fin quando le truppe inviate da Mosca non avranno lasciato l’ultimo lembo di suolo ucraino. Per mantenere saldo questo principio siamo pronti a tutto, anche a fare la Terza guerra mondiale se dovesse occorrere e se Putin decidesse di farla finita con gli occidentali. Ma abbiamo fatto di più. Per essere certi che Svezia e Finlandia abbandonassero per sempre la loro neutralità e si schierassero con il resto dell’Occidente contro Mosca, abbiamo accordato il permesso al tiranno turco d’invadere il territorio siriano del Nord per “un’operazione speciale” che si traduce in una pulizia etnica a danno degli odiati curdi. Quando accadrà, perché accadrà, come la racconteranno i capi di Stato e di governo della Nato alle rispettive opinioni pubbliche? Che diranno per distinguere il tiranno buono da quello cattivo? S’inventeranno un giro di telefonate con malinteso servito, come ha fatto Draghi con Giuseppe Conte e Beppe Grillo?

Possiamo dire che quest’alleanza occidentale è un condensato planetario d’ipocrisia, e per questo ci fa un po’ schifo o, per averlo detto, ci becchiamo l’etichetta di compagni di merende di Putin e della cricca del Cremlino al gran completo? Non che la cosa ci spaventi né ci colpisce particolarmente. Ne abbiamo sentito di peggiori. Quello che fa davvero male è vedere come il prestigio internazionale dell’Italia sia finito tanto in basso negli ultimi dieci anni. Per un momento ci siamo illusi che Mario Draghi potesse risollevarlo. Ma ci siamo sbagliati. Lui gli ha dato il colpo di grazia.

Aggiornato il 03 luglio 2022 alle ore 09:33