Il partito dei draghiani, senza Draghi?

I tecnocrati che si sono avvicendati alla presidenza del Consiglio dei ministri si sono rivelati, dopo, partigiani di governo di centrosinistra. Il timone capitanato da Lamberto Dini, nato dopo la caduta del primo Esecutivo di Silvio Berlusconi del 1994, ha rappresentato una direzione tecnica per eccellenza. La sua nascita fu promossa dall’allora Presidente della Repubblica, il democristiano Oscar Luigi Scalfaro. Lamberto Dini, dopo quell’esperienza, fondò un partito, “Rinnovamento Italiano”, che si schierò con il centrosinistra. Passerà alla storia per la prima riforma delle pensioni che divise i pensionati tra i privilegiati del retributivo e i penalizzati dal contributivo.

Poi fu la volta del Governo del professor Mario Monti, preparato e voluto da Giorgio Napolitano (ex comunista). Monti, dopo la fine del proprio Esecutivo, fondò anch’egli un suo partito, “Scelta Civica”, che si schierò con il centrosinistra. La sua guida passerà alla storia per le imposte sugli immobili che in conseguenza si deprezzarono di valore (impoverendo gli italiani proprietari di case e negozi) e per le lacrime, in conferenza stampa, della professoressa Elsa Fornero. Certo, sia Rinnovamento Italiano che Scelta Civica furono partiti meteora ma estremamente utili e funzionali al successo del centrosinistra, perché pescavano nell’area moderata e quindi toglievano voti a Forza Italia.

Adesso siamo a fine legislatura. C’è un tecnico al Governo non votato da nessuno, fortemente voluto dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, democristiano di sinistra, e si sta preparando “il partito di Draghi senza Draghi”. I marpioni di sinistra sanno che alle prossime elezioni politiche non avranno chance di successo. E quindi stanno allestendo il “pacco” al centrodestra. Il partito dei draghiani senza Draghi dovrà svolgere la funzione di raccogliere quei voti da strappare al centrodestra con l’aiuto dei governisti, per evitare che si concretizzi una probabile maggioranza assoluta nei due rami del Parlamento. E ancora una volta si formerebbero governi espressione del Palazzo e non della volontà popolare. Appunto, fare il “pacco” al centrodestra! I politici navigati, soprattutto di area “centrista”, sanno creare le condizioni per rendere pochi quei voti indispensabili per formare i governi in Italia. L’obiettivo è non far raggiungere la maggioranza assoluta – alla Camera e al Senato – alla coalizione di centrodestra.

Aggiornato il 25 giugno 2022 alle ore 13:54