Ita/Alitalia: è la volta buona?

La rinascita di Ita dalle ceneri di Alitalia è costata cara al contribuente italiano, che ha già dovuto versare oltre 700 milioni di euro e probabilmente vedrà altri soldi pubblici finire nelle casse della compagnia aerea. Il nuovo vettore, Ita Airways, ha perso 170 milioni di euro nei primi due mesi e mezzo di operatività, vale a dire più di 130 euro a passeggero trasportato, anche a causa dei mesi complessi della ripartenza caratterizzati dall’incremento dei costi del carburante.

Il processo di privatizzazione, voluto dal Governo Draghi, dovrebbe però riuscire a riportare l’azienda verso il mercato e soprattutto far finire Ita Airways all’interno di qualche grande gruppo europeo. Non c’è spazio per una soluzione stand alone e questo è evidente anche dal fatto che la compagnia aerea non stava in piedi nemmeno prima della pandemia (nel 2019, mentre i vettori europei facevano utili, Alitalia perdeva oltre 600 milioni di euro). Le opzioni sul tavolo sono due, anche se una sembra essere la favorita da parte dell'esecutivo. Da un lato abbiamo Lufthansa, il primo operatore in termini di fatturato nel settore aereo europeo, insieme a Msc, il primo operatore marittimo al mondo, che prevede di acquisire una parte rilevante dell'azionariato, lasciando in minoranza il Governo italiano; dall’altro lato abbiamo il fondo Usa Certares insieme ad AirFrance e Delta.

La strategia di Lufthansa è stata chiara nel corso degli anni: ha acquisito diversi vettori aerei europei e li ha integrati nel proprio network, mantenendo in vita i cosiddetti hub secondari. Una soluzione del genere sarebbe sicuramente ottimale anche per l’aeroporto di Roma-Fiumicino che storicamente è stato l’hub di Alitalia. AirFrance e Delta sono invece i partner storici di Alitalia nell’alleanza Skyteam.

Occorre infine considerare che l’azionariato dovrà rimanere in maggioranza europeo, per via della legislazione vigente e che il processo di rinazionalizzazione dell’azienda voluto dal Governo Conte è stato sicuramente un errore pagato a caro prezzo dal contribuente.

(*) Research Fellow Istituto Bruno Leoni

Aggiornato il 31 maggio 2022 alle ore 09:59