La campagna elettorale in vista dei referendum sta per iniziare. Nei prossimi 30 giorni, sentirete le ragioni del sì, che io sostengo convintamente, e – mi auguro – anche quelle del no, che contrasto ma rispetto. In democrazia, funziona così: si espongono le ragioni per mettere il popolo in condizione di scegliere. Sentirete dire, oltre al resto, che i referendum sono sbagliati, inopportuni, e che su questi temi deve decidere il Parlamento. Non è così. Il Parlamento ha avuto settant’anni di tempo per intervenire sull’Ordinamento giudiziario e su altre cose, ma, a volte per inedia, spesso per i veti di qualcuno, non ha mai fatto le riforme che sono scritte nella Carta costituzionale (la settima disposizione transitoria) dal 1948.
Dopo 74 anni, siamo ancora al punto di partenza. La giustizia, nel frattempo, è stata lottizzata ed è diventata, purtroppo, ciò che non dovrebbe mai essere. Quando voterete, ricordatevi quello che è accaduto (anzi: quello che abbiamo potuto sapere) negli ultimi anni. Fatevi un’opinione e votate liberamente. In fin dei conti, non sarebbe la prima volta che il popolo sovrano indica la via da seguire ai suoi rappresentanti. È democrazia. È libertà. È giustizia.
Aggiornato il 12 maggio 2022 alle ore 09:38