Le presidenziali in Francia

Le elezioni presidenziali in Francia hanno asseverato che il cosiddetto populismo è tutt’altro che in declino. È una sostanziale conferma dopo le elezioni politiche in Ungheria e in Serbia. I risultati definitivi al primo turno assegnano il 27,8 per cento a Emmanuel Macron e il 23,1 per cento a Marine Le Pen. Era pressoché unanime la convinzione degli osservatori politici che la guerra in Ucraina avrebbe favorito il candidato uscente. Nelle ultime settimane di campagna elettorale Marine Le Pen ha cominciato a scalare posizioni, raggiungendo una quota di consensi superiore ai due precedenti tentativi e ha conseguito il suo record storico di voti.

Jean-Luc Mélenchon ha ottenuto un successo personale molto importante raggiungendo il 21,9 per cento dei voti. Eric Zemmour, dato all’inizio della campagna elettorale come l’astro nascente, ha conseguito un risultato al di sotto delle sue aspettative aggiudicandosi il 7,1 per cento dei voti. Un altro dato rilevante da mettere in evidenza è la sostanziale marginalità di partiti storici tradizionali come LR (Les Républicains) e i socialisti. I risultati del primo turno sulla carta favoriscono Emmanuel Macron rispetto alla sfidante Marine Le Pen, non solo per il vantaggio di oltre 4 punti percentuali, ma anche per il fatto che Mélenchon ha già dato indicazione di voto per il secondo turno ai suoi elettori a favore di Macron.

In realtà, nelle elezioni a doppio turno il risultato non è mai scontato. Con il secondo turno si apre una nuova partita dagli esiti imprevedibili. I giocatori in campo sono solo due. Entrambi i candidati presentano fattori di forza e di debolezza. È un elemento di debolezza per Macron essere considerato il rappresentante dell’élite francese. Inoltre, non ha un suo partito di riferimento consolidato ed è dal 2002 che non si verifica la rielezione di un presidente in Francia. È sicuramente un fattore di forza il suo moderatismo e l’appoggio dell’establishment europeo. È un elemento di forza per Marine Le Pen la voglia di cambiamento in una parte importante dell’elettorato francese. Ha portato avanti una campagna elettorale moderata ed è stata in parte aiutata dalla candidatura, considerata di estrema destra, di Zemmour. Costituiscono, invece, un fattore di debolezza i suoi trascorsi euroscettici e nazionalistici.

In queste due settimane si confronteranno la borghesia e l’élite francese contro larghi strati della popolazione, che sta vivendo sulla propria pelle la perdita di potere d’acquisto a causa dell’inflazione. Non trascurabile è anche la rabbia sociale esplosa con i gilet gialli, oggi solo parzialmente sopita. Il risultato finale sarà influenzato dai voti di Mélenchon che, in teoria, dovrebbero convergere su Macron. Le Pen, invece, potrebbe assorbire il voto espresso a favore di Zemmour e del disagio sociale. Non darei per scontato il risultato finale: tutto è possibile!

Aggiornato il 13 aprile 2022 alle ore 09:40