War Championship

Fu forse Maurizio Costanzo a importare in Italia il trucco dei professoroni trasformati in volgari guappi che gli autori contrappongono come gladiatori di Colossei un tempo catodici. Il vecchio uomo che morde il cane è un cattedratico sempre pronto a urlare e a sparare parolacce che l’immaginario collettivo, un tempo, associava a scaricatori di porto più che a studiosi di Pinturicchio. I quali in seguito si riveleranno geniali nel trasformare le capre dei dipinti rinascimentali in insulti che entrano nel gergo corrente.

Passano gli anni, tanti anni, e il vecchio truccaccio che doveva esplodere in tempi brevi resiste ancora. Anzi, invade tutti i campi della comunicazione e, quel che è peggio, anche e soprattutto gli argomenti un tempo appannaggio dell’informazione più rigorosa e delicata. Come il Covid, che fin dal primo momento è stato affrontato con zuffe volgarissime fra illustri scienziati e poi la guerra in Ucraina, subito salottizzata come se si giocasse a Risiko.

È un fatto che la notizia pura dopo qualche giorno non faccia più audience, a meno che i suoi sviluppi non siano vistosi. E anche quando lo sono, il desiderio inconfessato è che la storia si concluda, ma non per la pìetas che si prova pensando alle popolazioni colpite, semplicemente perché stanno trasformando la cronaca in una fiction domestica senza più colpi di scena emozionanti. Chi gestisce le tv tiene comunque famiglia, e lo share si trasforma in soldoni: si scelgono spazi in cui si lucra, a scapito di quelli in cui si informa, così molti non si rendono conto di questo trasloco mentale e guardano il circo, pensando ancora di leggere testi sacri.

Siamo dunque un popolo di cinici, di mostri. No, perché qualcuno ancora tenta di essere sensibile, separando i dittatori dalle popolazioni e, magari, placando la propria coscienza con qualche spicciolo alle peggiori organizzazioni caritatevoli, quelle che già spendono milioni per le pubblicità con il ricatto morale dei bambini affamati, ma non forniscono mai resoconti su come hanno speso il denaro ricevuto.

Dunque, gli spettatori italiani non seguono più Vladimir Putin, ma la mosca bianca putiniana e i suoi contratti. Ci sono video-dipendenti che guadagnano mille euro al mese senza un domani, ma si impietosiscono temendo per i gettoni dei fighter salottieri, i cui ingaggi sono proporzionali a quelli dei giocatori di calcio: gli attaccanti sono i più pagati e i più contesi dalle squadre. Nessuno si batte per le proprie idee, ma ognuno individua una tesi scoperta, una qualunque, e la sostiene, affrontando attori incaricati di fare gol nella porta opposta.

La war-fiction è un must: un giornalista vero, inviato delle testate televisive, racconta la guerra con tutti i crismi ma i tuttologi, dal divano, borbottando non si sa che, lo accusano di sbagliare questo e quello. Meglio, molto meglio se l’inviato è un conducator da salotto, e qui si vede che l’interesse è sul gossip, la guerra fa solo da sfondo: l’argomento del giorno non saranno i missili, si discuterà sul fatto che il Massimo Giletti di turno, con il casco, sia in campo stretto, e si trovi o no in un luogo sicuro dove usa la protezione solo per motivi scenici. Quello che dice non importa, lui certifica solo il passaggio dall’informazione professionale alla fuffa addomesticata.

Obiettivamente, in passato ci furono tanti inviati eroici e altri che seguirono, ad esempio, la guerra del Golfo da ristoranti di Beirut bevendo vino francese da ottocentomila lire la bottiglia. Ma ora tutto questo conta poco, il pubblico guarda le notiziole-pattume che Google sciorina ogni giorno come il meglio dello strapeggio. E recupera sul web tutti i turpiloqui che si era perso per difetto di ubiquità. Così ha materiale per litigare in famiglia e con gli amici, a suon di “sacrosanto” e di “da che mondo è mondo”.

Intanto, gli eventi bellici e virologici vanno avanti, ma di questo poco interessa: l’importante è scegliersi le squadre del campionato Lcd 4k, dove le gesta degli eroi sono meno importanti dell’astio che cresce contro il nemico della poltroncina di fronte.

Aggiornato il 05 aprile 2022 alle ore 11:16