Europa, ritorna protagonista!

La soluzione del conflitto russo-ucraino passa per una forte decisione della diplomazia europea. Dall’inizio dell’invasione, l’Unione europea ha, di fatto, seguito le “direttive” impartite dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, sia per quanto concerne le sanzioni economiche che per le forniture di armi da “difesa” agli ucraini. Lo stesso presidente statunitense, per interposta persona, il norvegese Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, ha “democraticamente” imposto un’accelerazione delle spese militari, fino a concorrenza del 2 per cento del Pil ai Paesi membri del Patto Atlantico. Le strategie politiche degli ultimi inquilini della Casa Bianca sono state quelle di alleggerire il peso, sul loro bilancio statale, delle spese militari americane obbligando i Paesi membri della Nato al riarmo. Gli interessi strategici americani, ormai da diversi anni, si sono spostati dal medio oriente e dall’Europa verso l’Asia. La stessa politica economica americana ha privilegiato l’America First, convinti di essere autosufficienti dal punto di vista economico, energetico e militare.

Qual è la strategia geopolitica ed economica dell’Unione europea? Può il New Green Deal essere in grado di sostenere le esigenze energetiche del Vecchio Continente? La domanda è retorica: no! L’impatto economico della crisi Ucraina sta manifestando i suoi devastanti effetti sull’economia europea con evidenti contrazioni del Pil. Gli indicatori macroeconomici che anticipano l’andamento dell’economia in Europa segnalano una significativa contrazione della “crescita economica”. A chi giova il perdurare della guerra? Di certo, non all’Europa che ne subisce in prevalenza gli effetti negativi. L’Unione europea dovrebbe affrancarsi dalla politica estera degli Usa che, legittimamente, fanno i loro interessi.

Proporre alle parti in conflitto un piano di adesione di entrambi i Paesi “europei” all’Ue rimuoverebbe le “motivazioni” della guerra in corso, ovvero: la sicurezza dei due paesi, la neutralità, la tutela delle minoranze etniche e linguistiche, l’integrità territoriale. Si potrebbe mutuare l’esperienza dell’Austria come Stato indipendente e quella delle nostre Regioni a statuto speciale, con particolare riferimento alle province autonome di Trento e Bolzano. Esempi virtuosi recepiti da altri Paesi con la presenza di minoranze etniche. La fine della guerra, delle sanzioni alla Federazione russa e la contestuale ricostruzione dell’Ucraina innescherebbero un circuito virtuoso che rilancerebbe l’economia dell’intero continente europeo. L’inflazione generata in larga parte dall’incremento dei prezzi dell’energia e delle materie prime ritornerebbe a livelli accettabili.

Europa, se ci sei batti un colpo!

 

Aggiornato il 04 aprile 2022 alle ore 08:46