Talk-show: spettacolo parlante e teatrino della vanità

La pandemia da Covid ha portato in televisione una categoria di scienziati che solo gli specialisti conoscevano. Il grosso pubblico vede gli spettacoli che divertono il popolo che, sia chiaro, ha tutto il diritto di divertirsi come gli pare, anche in televisione. Non può saperne di virus, vaccini e terapie intensive. Così virologi, epidemiologi, biologi, eccetera, sono diventati per due anni le star del tubo catodico, contesi come divi hollywoodiani. Sono stati utilissimi per spiegare una patologia nuova, allarmante, mortale. Poiché loro stessi erano stati presi alla sprovvista, formularono anche analisi e prognosi sbagliate: inevitabilmente, perché la scienza procede per ipotesi, esperimenti ed errori. Ma il loro avvento ha rappresentato una rivoluzione culturale perché mai in passato la tivù ha dato tanto spazio alla scienza, che solo il benemerito Piero Angela introdusse con straordinario talento didascalico e pedagogico nei programmi Rai e perciò avrebbe dovuto esserne quanto meno il presidente.

Mentre la pandemia sembrava mutarsi in endemia, l’onnipotente autocrate Vladimir Putin, muovendo guerra all’incolpevole Ucraina, ha distolto l’attenzione mondiale dal Covid, concentrandola sulle operazioni belliche, sulle uccisioni e distruzioni inflitte a quel popolo eroico che resiste orgoglioso pur impari in armi. L’istante dopo l’ultimatum, la tivù ha cambiato programmi, è sacrosanto, riempiendosi stavolta di spettacoli parlanti, i cosiddetti talk-show, nei quali i generali in pensione hanno sostituito, per conoscenza e funzione, gli scienziati che avevano imperversato in tempo di pandemia. “Tecnici” i generali e “tecnici” i virologi. “Esperti” gli uni e gli altri, ma in modo diverso, se non altro perché le certezze in medicina riescono a diventare verità scientifiche quando le prove sperimentali lo dimostrano. La guerra, invece, non a caso definita talvolta “arte”, è governata interamente da opinioni di politici e generali basate sulle guerre passate senza poter sperimentare effettivamente le previsioni sulle future. Le certezze dei generali sono soltanto probabilistiche. Tuttavia utili a congetturare successi e fallimenti.

Mi piace tradurre talk-show con spettacolo parlante perché l’inglese conferisce all’espressione un’aura di autorevolezza indebita che l’italiano toglie in conformità all’effettiva natura del tipo di programma. Gli esperti di guerra hanno opportunamente sostituito gli esperti di medicina. Al contrario, troppi “operatori dell’informazione” inesperti, se non del tutto digiuni dell’una e dell’altra, affollano gli spettacoli parlanti di adesso sul conflitto come affollavano gli spettacoli parlanti di appena ieri sulla pandemia. Stupisce davvero, e dovrebbe mortificarne i manager aziendali e i direttori editoriali, vedere le stesse identiche facce di giornalisti, che discettavano spesso litigiosamente di farmaci, epidemie, mascherine, vaccini, eccetera, impancarsi a raffinati esegeti della geopolitica mondiale, delle relazioni internazionali e delle strategie militari. Disinvolti quanto ineleganti, sono smontati dalle siringhe per ingroppare i cannoni, senza togliersi il camice e indossare la divisa, ma conservando lo stesso abito anche mentale.

Aggiornato il 03 marzo 2022 alle ore 09:24