Pacifismo un tanto al chilo

Che l’attacco militare alla Ucraina sia da condannare è fuori dubbio e, infatti, è condannato da tutto il mondo, non solo occidentale. Tuttavia, nell’imbarazzante incapacità o impossibilità oggettiva di reagire con forza ad un simile evento drammatico, c’è gente che perde decisamente di vista ogni ragionevolezza e, soprattutto, ogni distinzione fra le azioni del regime di Putin e l’immagine di figure, individuali e autorevoli, di nazionalità russa. Fra questa gente si è distinto, in Italia, il sindaco di Milano Beppe Sala e, a New York, la Carnegie Hall accomunati dalla tentata coercizione nei riguardi del direttore d’orchestra Valéry Gergei, al quale è stata richiesta una dichiarazione pubblica di condanna della guerra scatenata da Putin in Ucraina. 

Cascano le braccia. Che la questione ucraina corra il rischio di finire nello sterile calderone del ‘politicamente corretto’ e, dunque, ci si aspetti che chiunque non mostri pubblicamente simpatia per il dittatore ex-sovietico, è scontato. Ma che si giunga al punto che un sindaco pretenda dichiarazioni ufficiali da una persona la quale, pur avendo fatto intendere la sua vicinanza a Putin, non si è certo distinto in attivismo pro-guerra o nel sostegno militante ad idee autocratiche, è veramente assai triste. Non saper distinguere fra le idee di un individuo che, alla fine, doveva dirigere un’opera e non tenere una conferenza o un comizio, mette in luce la visuale francamente corta in termini etico-politici di una sinistra italiana, e di una americana liberal ma poco liberale, che, pronte a condannare qualsiasi ‘caccia alle streghe’ altrui, non esita a condurne una in proprio convinta di acquisire chissà quale merito di fronte alla Storia.

Direttori d’orchestra di grande valore come Wilhelm Furtwängler e Herbert von Karajan avevano manifestato o addirittura dato adesione al regime nazista ma la loro attività e la stima per la loro attività artistica erano comunque e ovunque percepite come la loro misura effettiva anche perché non risulta che loro stessi, come Gergiev, abbiano distribuito volantini pro-nazismo durante i concerti o partecipato intensamente ad iniziative politiche in quel senso. D’altra parte, se la pura e semplice espressione di una posizione personale di concordanza bastasse per essere ‘licenziati’, quanti intellettuali, artisti e registi italiani avremmo dovuto bandire dall’attività pubblica in Italia per la loro proclamata e ribadita vicinanza alle posizioni sovietiche in tutti i decenni scorsi, prima e dopo i tragici fatti che hanno riguardato l’Ungheria, la Cecoslovacchia o le minacce alla Polonia per non parlare dei morti e del muro a Berlino e ciò che significavano in fatto di libertà e democrazia? Anche a me, come, immagino, a molti, è sicuramente più simpatica la figura di Toscanini che se ne va dall’Italia per dichiarare, con i fatti, la propria condanna del regime fascista che non persone, magari bravissime nella loro professione, le quali non riescono a cogliere il male che si cela, del resto piuttosto palesemente, dietro ad una dittatura, sia essa di destra o di sinistra.

Ma atti di ‘pacifismo’ come quelli del sindaco Sala sono decisamente miserevoli, anche perché il locale dal quale ha fatto il suo ‘grandioso’ annuncio era sicuramente riscaldato, almeno per la metà, dal gas russo di Gazprom, quella sì attiva e concreta espressione del Cremlino. Ma, certo, il calore prodotto col gas è necessario per sopravvivere e quindi si sta zitti, mentre del calore della musica indotto da un notevole interprete di Tchaikovsky si può fare a meno e ci si può pavoneggiare con l’aria contegnosa delle sentenze più solenni. Senza timore di rimanere al freddo

Aggiornato il 28 febbraio 2022 alle ore 09:36