Non ci sono più i Radicali di una volta

Marco Pannella probabilmente si starà rivoltando nella tomba. Magari pensando che non ci sono più i radicali di una volta. Certo non quelli che oggi fanno capo ai Radicali italiani e alla Associazione Luca Coscioni dalla quale, da tempo, si è scissa la vedova del compianto Luca. Sbagliare la formulazione di due quesiti su due, con aspetti tragicomici per quanto riguarda la presunta confusione (denunciata mercoledì sera in conferenza stampa dal presidente della Consulta, Giuliano Amato) della tabella degli stupefacenti che doveva contenere la cannabis scambiandola con quelle delle cosiddette droghe pesanti, farebbe pensare a una progressiva “cinquestellizzazione” di quella parte dei Radicali. Una involuzione che il Partito storico che fa capo (pro tempore) a Maurizio Turco, Sergio D’Elia e Rita Bernardini ha sempre paventato.

E l’autogol di quell’ala radicale che nei mesi, anzi negli anni, passati, in pratica dalla morte di Pannella in poi, si è sempre trovata in una posizione di guerra fratricida con il Partito Radicale vero e proprio, è reso ancora più paradossale dal fatto che entrambi i referendum bocciati, se fossero stati scritti con le mani e con il cervello invece che con i piedi e con il sedere, sarebbero stati viceversa ammissibili e ammessi per parola dello stesso presidente della Corte costituzionale. A questo punto occorre chiedersi “cosa abbiamo fatto noi per meritare tutto questo” parafrasando il titolo italiano di uno dei primi film di Pedro Almodóvar.

La risposta a una domanda, che può apparire retorica, è semplice: noi simpatizzanti e iscritti della galassia radicale non abbiamo fatto un bel niente. Oltre a pagare la quota di iscrizione annua, che altro dovremmo fare? Partecipare a quegli interminabili e pensosi dibattiti che non spostano di un millimetro l’opinione pubblica che, oramai, predilige i toni da stadio? Piuttosto loro, i professori, i presunti costituzionalisti, nonché gli avvocati della Luca Coscioni e mettiamoci pure i parlamentari di “Più Europa” – cui pure va riconosciuta la buona volontà e l’ardore politico – qualcosa in più, anzi, in meno potevano farla. Perché per esempio tanta fretta di aggregare “last minute” questi due referendum ai sei del Partito Radicale e della Lega e delle Regioni del centrodestra? Si potevano attendere sei mesi e dedicarli alla stesura senza errori dei quesiti.

Tanto più che sia la coltivazione a uso domestico della cannabis sia l’eutanasia – non l’omicidio del consenziente – erano già stati sdoganati rispettivamente dalle sezioni unite della Cassazione e dalla stessa Consulta con una sentenza del 2019. Ma la gatta dei Radicali italiani era “presciolosa”. E quindi i suoi figli – i due referendum in questione – sono venuti fuori “ciechi”. E anche il compianto Marco Pannella, che se oggi fosse vivo avrebbe “cazziato” i vari Marco Cappato e Riccardo Magi e forse persino l’avvocatessa Filomena Gallo, a questo punto non può altro che continuare a rivoltarsi nella tomba. Come sembra essere destino di tutti i padri nobili della politica italiana dal Dopoguerra a oggi.

 

Aggiornato il 19 febbraio 2022 alle ore 09:19