La forzatura di Super Mario

Viene quasi nostalgia di quella bella politica arrogante che non si faceva prendere in ostaggio da nessuno, rivendicando il proprio primato sulle cose di pubblica rilevanza. È almeno dai tempi di Tangentopoli che i partiti sono diventati “fluidi”, termine gentile per indicare uno stato di soggezione permanente ai potentati di turno che ne determinano le scelte, rendendoli ricattabili a buon mercato. L’elezione del Capo dello Stato ne è una plastica dimostrazione: da una parte una classe politica divisa e incapace di convergere su un candidato e dall’altra Mario Draghi, che pretende di andare al Quirinale.

In passato non si è mai visto un pretendente al Quirinale che trattasse per se stesso come sta facendo in queste ore Mario Draghi. Generalmente era la politica a individuare un candidato, facendone crescere il consenso in Parlamento. Adesso l’attuale premier, minacciando di disinteressarsi di Palazzo Chigi in caso i suoi desiderata non fossero soddisfatti, vorrebbe dare le carte: trasferirsi al Colle e mantenere un proprio uomo alla presidenza del Consiglio. Se ciò fosse avvenuto in piena Prima Repubblica, un tecnico – nemmeno uno del calibro di Mario Draghi – mai avrebbe avuto l’ardire di comportarsi in questo modo, perché altrimenti sarebbe stato mandato a stendere.

Tranne colpi di coda delle prossime ore, è come se la politica avesse accettato supinamente la forzatura dell’ex banchiere centrale. Pare infatti che, nel mentre in Aula giocano con le schede bianche manco fossimo in ludoteca, i leader di partito stiano trattando non certo un nome impalcabile al Quirinale ma la composizione del nuovo Esecutivo guidato da un “sottopanza” di Mario Draghi.

La sensazione è che Super Mario stia per essere accontentato su tutta la linea, dando in cambio qualche briciola: un rimpasto, un tot di strapuntini ministeriali e la possibilità di gestire marginalmente anche il Pnrr. Poi magari domani convergeranno tutti su Franco Frattini (o su un altro candidato) trovando un accordo onorevole (e conveniente) con Mario Draghi. Ma oggi l’ipotesi di cedere a “Mister Bce” su tutta la linea l’hanno presa in considerazione. E ciò è veramente deprimente.

Aggiornato il 26 gennaio 2022 alle ore 10:15