L’eleganza e la libertà

La libertà di espressione del pensiero nelle sue molteplici manifestazioni è da sempre un tema intrigante, non fosse altro perché involge uno dei diritti previsti dalla Costituzione e, spesso a torto, percepito come illimitato.

Nell’amplissimo ventaglio di coloro che si occupano della materia, mi colloco da sempre nell’area riservata ai libertari, vale a dire a coloro che auspicano una contrazione dell’intervento penale e si oppongono alla proliferazione di nuove fattispecie criminose, che considero inutili e, a volte, pericolose.

Ero contrario, per esempio, al Ddl Zan: non perché aderisca al vergognoso gruppo degli omofobi, ma perché, al netto delle aporie tecniche del testo, ritenevo inopportuno estendere ulteriormente l’intervento giudiziario. Mi sono opposto anche alla criminalizzazione del negazionismo: io che, a volte, credo di essere addirittura sionista. Le stupidaggini, però, si distruggono con le buone idee, non con il carcere.

Detto questo, l’eleganza e la libertà non sono concetti sovrapponibili, né, tanto meno, coincidenti. Io posso battermi perché chiunque sia libero di dire quello che preferisce, come più gli aggrada, ma penso di avere il diritto di chiedere, quantomeno, il rispetto dei canoni dell’eleganza. È come dire: se sei raffinato, non sbagli mai. Fine.

Aggiornato il 21 gennaio 2022 alle ore 09:57