La nottata che non vuole passare

Si vive da due anni in un’atmosfera da psico-depressione permanente. Schiacciati tra paranoia e false certezze. Con in più la variabile impazzita dell’irrazionalità demente e para millenarista rappresentata dall’ideologia No vax. Una nottata che non sembra voler passare. Cattivi maestri e filosofi sulla via del rincoglionimento impazzano sui media, in tv e sui social. Francamente non se ne può più. E, in tutto ciò, che ci capita tra capo e collo? Di dover scegliere un successore per Sergio Mattarella. Con la sinistra che insiste su un candidato super partes e che nel suo linguaggio ipocrita significa “un mio antico esponente politico, fidato”, messo “da partes” nel fatale gioco del passare del tempo. Per la controparte di centrodestra, viceversa, scegliere e prima ancora individuare un candidato che reggerebbe all’occhiuto vaglio della sinistra rischierebbe di essere una fatica di Sisifo. Un po’ per la mancanza delle persone stesse e delle idee, specie quelle liberali. E un altro po’ perché l’esame del sangue, che da sinistra si fa a ogni possibile candidato di destra, sarebbe continuo e implacabile: il doppiopesismo che diventa prepotenza conclamata e rivendicata. Sia pure con apparenti nobili parole.

In questa impasse, tutto sommato, il suggerimento dato da Luigi Crespi lunedì a “Tagadà” ha del geniale: vincere da parte del Cav la battaglia dei numeri e spaventare il centrosinistra. Però con bel gesto di rinuncia finale. Una specie di lieto fine per conto terzi. Quello loro. A mo’ di colpo di teatro. Uno schiaffo morale e una lezione che lo rafforzerebbero.

Mentre al contrario – purtroppo – un’eventuale elezione per pochi voti al Colle sarebbe per lui e per mezza Italia che in lui si riconosce una possibile Caporetto, visto che dall’indomani della eventuale elezione di Silvio Berlusconi i professionisti del teorema del terzo livello della mafia a braccetto con la politica si scatenerebbero in inchieste giornalistiche e giudiziarie. E avremo nell’immaginario nazionale e internazionale un capo dello Stato accusato di essere anche il capo della mafia. Con eventuali richieste di impeachment. Un calvario che sopporterebbe non solo il Cav ma tutto il Paese. Con ricadute economiche imprevedibili ma potenzialmente devastanti. Questa purtroppo non è solo un’ipotesi, ma un film già visto e rivisto… presto anche su Netflix.

Con la realtà si deve fare i conti anche quando è profondamente ingiusta. Qualcuno ha detto a Berlusconi che il Quirinale non può essere un premio di consolazione per le ingiustizie effettivamente patite. Né un Oscar alla carriera. Osservazioni vere ma anche banali. Quello che però il simpaticissimo Silvio deve capire è che una sua elezione non porterebbe alla agognata pacificazione, dopo la nota guerra dei 30 anni contro una bella fetta della magistratura inquirente e giudicante. Al contrario, il rischio di un finale para-eversivo tipo quello ipotizzato in maniera interessata dal regista Nanni Moretti alla fine del film il “Il caimano” sembra oggi l’epilogo più probabile. Solo che non ci sarebbe un assalto al palazzo di giustizia ma a quello del Quirinale.

Aggiornato il 19 gennaio 2022 alle ore 09:51