Don’t look

Lanciavano caramelle, cioccolato, gomme, sigarette. Tutti felici, tutti amici. Ma quando gli americani ci trattavano come il Terzo mondo liberato, gli attuali ottantenni erano alti mezzo metro. Però l’ammirazione obbligatoria resta. È una specie di dogma, automatismo mentale che continua nei secoli e pervade anche quelli che sanno tutto, quelli che si vantano di giudicare ogni vicenda rionale con occhi d’Oltreoceano.

Quelli che ora sono in venerazione nei confronti di “Don’t Look up”, un pacchiano baraccone che necessita di asteroidi devastanti, massimi sistemi statunitensi, dunque mondiali, distruzioni del pianeta per raccontare un concetto banalmente quotidiano: presi dai nostri interessi personali e di lobby, politici e d’accatto, rifiutiamo qualsiasi problema vero che riguardi la società e persino il pianeta (per una volta termine usato nel senso di terra in pericolo e non per vendere carote biologiche).

Una Meryl Streep invecchiata, resa ridicola e a tratti volgare, è la presidentessa Usa che maltratta lo scienziato bravo, ma introverso e la dottoranda promettentissima, impedendo loro di salvare la terra. Stritolati dalla politica tutta allineata e yesmanista, derisi in talk-show votati alla risata a qualsiasi costo, tritacarne in cui si versa l’indifferenziata. Coinvolti in una fantascienza senza fantasia, e nemmeno scienza, questi eroi non riescono a salvare l’umanità da se stessa, dalla propria avidità e dai propri giochetti piccoli piccoli.

Meraviglioso, profondo, tanto, tanto vero, dannatamente, maledettamente vero, come amano dire quelli che abitano dall’Alaska al New Mexico. Certo, noi dell’est-Atlantico non abbiamo la loro profondità di pensiero e, magari, avremmo espresso gli stessi concetti con una commedia fatta di sfumature. Ci hanno provato dilettanti come Carlo Goldoni, Luigi Pirandello, Oscar Wilde, tutta gente che giochicchiava con parole e sentimenti, con arguzia e cattiveriuccia non avvezza e neppure capace di sparare missili nucleari contro una zanzara.

Ma noi preferiamo la netflixata del giorno. La esaltiamo ancora prima di averla vista, perché è net, è rete, circola ovunque, anche nel nostro corpo che si convince di averla interiorizzata e non si rende nemmeno conto per quale via l’abbia fatto. Anche perché spesso la via è proprio quella che ognuno in questo momento teme, ma non confessa: sarebbe volgare. Invece gli americani, ancora una volta, coprono le nostre viole da gamba con una grancassa. E ancora una volta, senza saperlo, omaggiano il profeta che annunciava quelli che ti spiegano le tue idee senza fartele capire. E mi costringono a ripetere una chiusura che ho già usato, ma che qui è proprio insostituibile: oh, yeah!

Aggiornato il 03 gennaio 2022 alle ore 11:08