Premio dell’Economist, una vergogna per l’Italia

Tutti orgogliosi del riconoscimento che la rivista britannica The Economist ha conferito all’Italia, incoronata Paese dell’anno per la forte ripresa dell’economia e per l’alto tasso di vaccinazione.

Il prestigioso traguardo negli anni passati è stato conseguito dall’Uzbekistan “per aver abolito la schiavitù”, dalla Tunisia per aver abbracciato la democrazia dopo un lungo periodo di dittatura, dall’Armenia per la sospensione del conflitto in Nagorno Karabakh, dalla Colombia per aver firmato uno storico trattato di pace con i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie (Farc) e dal Malawi.

Anche il Myanmar è stato premiato nel 2015, onorificenza che non ha impedito però alla dittatura militare di incarcerare poi la leader democratica Aung San Suu Kyi, esautorare il Parlamento e uccidere qualche centinaio di manifestanti.

Contesto e meriti sono questi. Il premio dell’Economist non va al Paese più florido, più ricco o più efficiente, ma a quello che nel corso dell’anno di riferimento ha migliorato di più.

Immaginiamoci che idea aveva dell’Italia la blasonata rivista.

Non deve poi sfuggire la rosa dei candidati arrivati tra i finalisti: Samoa, Moldova, Zambia e Lituania. Ringraziamo di cuore, pertanto, l’Economist per l’onore che ci ha riservato nel considerarci migliori di Samoa, Moldova, Zambia e Lituania.

Bene farebbe il nostro Governo – che per fortuna non ha enfatizzato più di tanto la notizia – a inoltrare una nota di protesta per quella che pur senza approfondita analisi sa tanto di ennesima beffa ai danni del nostro Paese.

 

 

Aggiornato il 21 dicembre 2021 alle ore 09:32