Italia “laboratorio green” di Musk: abolizione dell’auto di proprietà

Quando si parla d’omologazione ci si trova a cospetto d’un bivio: culturalmente suona male, ma in campo tecnologico diventa obbligatoria per legge, soprattutto nel campo del trasporto. Così dopo quasi un quinquennio d’accordi e fusioni tra le case automobilistiche, e per evitare multe Ue sulle emissioni, sembra sia stato raggiunto l’equilibrio tra i produttori: ovviamente a spese dei cittadini e della mobilità. In questo quadro l’Italia potrebbe fare a breve la differenza, fungendo da laboratorio sperimentale per la nuova legislazione sulla locomozione. Andiamo al sodo, e perché tutto potrebbe concretizzarsi nel divieto d’immatricolazione di nuovi veicoli ai privati. Quindi dell’auto i cittadini avrebbero solo l’uso in affitto. Le uniche auto che rimarrebbero iscritte ai privati sarebbero quelle immatricolate precedentemente all’entrata in vigore della norma (pensata sperimentalmente nelle sedi Ue) per far fronte al crollo delle immatricolazioni nel periodo Covid.

Gli uffici Ue mettono assieme i dati sull’inquinamento. Quindi segnalano ai colossi i limiti e gli obiettivi, avvertendoli circa il rischio di sanzioni e blocchi a importazioni ed esportazioni d’auto nuove. Da parte loro i colossi sono partecipi al satellite che monitora globalmente i dati sull’inquinamento: grazie ai computer di bordo di cui sono dotate tutte le auto di recente fabbricazione, ed in continuo contatto col cervellone principale (la tracciabilità continua dei veicoli). Da qui la battuta che i potenti della terra potrebbero con un click spegnere tutte le auto con computer di bordo, mentre il nonnetto in Seicento continuerebbe a camminare ridacchiando. Un rischio che i potenti della Terra hanno comunque calcolato, e per approntare un serio controllo della circolazione su gomma hanno sentenziato che necessita sperimentare la sola immatricolazione dei veicoli in “car sharing”. Di fatto il passaggio di proprietà tra privati rimarrebbe, ma per le sole vetture d’immatricolazione precedente al decreto. Ovviamente le nuove immatricolazioni sarebbero solo ed esclusivamente elettriche. Le case automobilistiche avrebbero gli occhi puntati sul laboratorio Italia, per capire come possa essere sviluppato globalmente il “car sharing”. Il Belpaese (si fa per dire) diverrebbe così il laboratorio planetario del “Green Deal” del trasporto: trova l’accordo dei principali attori del mercato automobilistico mondiale (soprattutto europeo) intenti a cambiare la strategia commerciale e d’immatricolazione dei veicoli.

Fiat-Chrysler, Ford, europei ed orientali vari hanno così stretto i cosiddetti “accordi di pooling”, tutti assieme in nome dell’immatricolazione sostenibile, che passa attraverso la fine della proprietà privata del mezzo di trasporto. Non verrebbero toccate le auto private precedenti, perché nel novero delle vecchie immatricolazioni (quelle che prevedono la proprietà privata dei veicoli) ci sarebbero le grandi collezioni d’auto e moto d’epoca, che al pari delle opere d’arte vengono compravendute da importanti case d’asta (Bonhams, Sotheby’s, Christie’s…)

Oggettivamente, secondo la European Automobile Manufacturers Association: nel biennio Covid le nuove immatricolazioni di autovetture si sono contratte di oltre il 30 per cento, e la crescita del 2021 è ininfluente. Gli analisti prevedono nuovi cali non tanto per la pandemia, quanto per l’ormai radicata nei cittadini non propensione all’acquisto d’auto nuove. Alcuni produttori come Fiat-Chrysler (Fca) e Ford hanno riconosciuto che faranno fatica sia nelle vendite delle auto tradizionali che nel tagliare le emissioni prodotte da vetture a combustione interna.

Qui entra in gioco l’ex italiana Fiat, che ha mediato un accordo con la statunitense Tesla (specialista dell’auto elettrica): l’accordo verrebbe migliorato ed implementato proprio sul fronte del mercato italiano, ed in forza del decreto che abolirà la proprietà dei cittadini sulle nuove immatricolazioni, favorendo il “car sharing elettrico”. Grazie all’intermediazione Fiat, anche la Honda è entrata nel pool operativo capitanato da Tesla. L’Honda ha registrato nell’ultimo biennio cifre di vendita deludenti proprio sui modelli elettrici: ergo un accordo con Tesla, e una futura obbligatorietà dei cittadini al car sharing, si rivelerebbero strade aziendalmente salvifiche. Gli analisti americani di borsa dicono che l’obbligo del “car sharing” sul nuovo ed il controllo dell’elettrico da parte di Tesla coprirebbero le esigenze di tutte le case automobilistiche che si dovessero piegare all’accordo. Quest’ultimo gode del placet dei potenti della Terra, che hanno affidato a Elon Musk la facoltà di gestire gli accordi con i colossi automobilistici per la produzione di veicoli ad emissioni zero. Proprio Musk avrebbe condizionato Honda circa la politica di dismissione degli impegni in “Formula 1”. Quest’ultima sta rivelandosi una politica sportiva rovinosa anche per i tantissimi italiani addetti ai lavori: basti pensare ai grandi circuiti d’auto e moto di Monza, Imola, Magione, Misano, Vallelunga.

Per gruppi come Jaguar-Land Rover si parla già d’estinzione dei dinosauri. Il know-how sull’energia elettrica in mano ad Elon Musk dovrebbe spingere verso il produttore unico mondiale di veicoli, tutti uguali ed in affitto. Musk ha anche anticipato che il “car sharing” sarà riservato ai cittadini in grado di pagare in moneta elettronica. Un futuro che per i più prevedrà non proprietà di auto e moto, soprattutto rimarrà a piedi chi sprovvisto di moneta elettronica.

Aggiornato il 13 novembre 2021 alle ore 12:13