Il ghigno di Mario nella valle di lacrime

Il quadro a tinte tecnico-politiche punteggiato dallo stato perenne d’emergenza sanitaria ci consegna un Governo guidato da un premier molto forte, Super Mario, e numerosi partiti fiacchi, deboli, non tanto nei numeri quanto nelle proposte. Dall’esterno per il presidente del Consiglio è tutto una pacca sulle spalle, continua così, sei un grande, ottima gestione della pandemia, e altri eurobacetti. All’interno del Belpaese si respira invece un’aria di stanchezza, ai limiti della rottura di palle, disaffezione si diceva un tempo. Quella forza dirompente che aveva contrassegnato l’avvento di Mario Draghi alla guida dell’Esecutivo sembra aver perso molto di quello smalto iniziale in cui tutti si erano rifugiati (“beh, ora c’è lui e saprà senz’altro cosa fare”).

Gli effetti si vedono già da qualche settimana nella valle di lacrime di chi deve mettere insieme il pranzo con la cena: salita vertiginosa dei prezzi, luce e gas alle stelle, impennata anche per i prodotti alimentari. Carovita e Natale alle porte magro, magrissimo.

La classe politica, intontita in un sonno dogmatico dagli effetti letargici, non sembra avvertire i richiami rumorosi di una (per ora) minoranza di persone che da tempo ha perso il gusto dell’appartenenza politica. Di sicuro il dibattito arenatosi su Green pass e terza dose è un ottimo sonnifero per l’auspicata voglia di voto e partecipazione. L’attenzione per ora è tutta concentrata sul Colle, nessun partito al momento supera il 20 per cento e non si profila all’orizzonte una maggioranza netta, anche se i tre partiti di centrodestra (con Forza Italia in crescita) dovrebbero essere avanti. Numeri, percentuali, previsioni, ma alle elezioni anticipate non ci credono nemmeno i protagonisti.

Aggiornato il 13 novembre 2021 alle ore 16:35