Politicamente corretto: Ricolfi sotto attacco dei paladini del pensiero unico

Ma davvero – e in che senso – oggi il multiculturalismo si è trasformato in qualcosa di “pericoloso per la convivenza democratica”? Lo ha affermato tra gli altri, in un suo articolo su La Repubblica, il sociologo (di sinistra) Luca Ricolfi, suscitando varie reazioni avverse (a sinistra). Nel suo articolo, Ricolfi cita tra l’altro la “demenziale” nuova dottrina del “misgendering” che imporrebbe, “per non escludere o offendere nessuno”, di sostituire le desinenze di genere (maschile o femminile) per sostituirle con un asterisco (cari collegh*) o con la vocale u (“gentilu ascoltatoru”) o con la cosiddetta “schwa” (una e capovolta o un punto interrogativo: “benvenut?” in Italia).

Cita anche la “cancel culture” che tende a cancellare personaggi storici e autori classici e le loro opere, sulla base di criteri etico-politici e moralistici contemporanei. Ricolfi denuncia anche la discriminazione nei confronti di chi non si allinea ed esprime opinioni “politicamente scorrette”, il che si traduce in censure, auto-censure, licenziamenti e mancate assunzioni dei dissidenti. E infine sotto i suoi strali cade la cosiddetta “identity policy” che porta ad affermare per esempio che per parlare di Africa bisognerebbe essere africani e che solo le donne sarebbero titolate a parlare della questione femminile.

Secondo questa ideologia “i discendenti delle minoranze doc hanno diritto a un risarcimento, e i discendenti delluomo bianco (anche se non hanno alcuna colpa) devono pagare per le colpe, vere o presunte, dei loro progenitori colonialisti, oppressori, schiavisti, in ogni caso privilegiati”. In conclusione – secondo Ricolfi – l’ideale liberale di sconfiggere le discriminazioni con l’eguaglianza si capovolge nel suo contrario: “Instaurare l’eguaglianza attraverso le discriminazioni”.

Immediatamente sono insorti i pretoriani del politicamente corretto. “Complimenti a Luca Ricolfi. Il suo odierno approdo al giornale della sinistra “antipatica” contro cui ha condotto una coerente battaglia culturale, è a suo modo una vittoria. Può compiacersi di avere espugnato la roccaforte nemica. Metamorfosi di un giornale…” ha twittato Gad Lerner.

“Repubblica diventa sempre di più un giornale minoritario di destra” ha cinguettato Christian Raimo, scrittore antifascista con la mania delle liste di proscrizione.

Impagabile per stile ed eleganza è stata Michela Murgia, la seconda madrina (dopo Laura Boldrini) di tutte le mutazioni individuate da Ricolfi sul misgendering e i suoi codici deliranti: “Leggo Ricolfi su Repubblica e non posso fare a meno di pensare che il clitoride ha 8000 terminazioni nervose, ma ancora non è sensibile quanto un editorialista italiano maschio bianco eterosessuale quando sente minacciato il suo privilegio”.

Non ci poteva essere migliore conferma delle tesi di Ricolfi.

Aggiornato il 05 novembre 2021 alle ore 11:38