Memoriale Mori: l’inquietante silenzio generale

“Alcuni esponenti della magistratura siciliana hanno consentito, con le loro decisioni, che le inchieste sul condizionamento degli appalti pubblici abortissero nella loro fase iniziale. Prima che tutti i protagonisti di queste vicende siano scomparsi, saremmo ancora in tempo per analizzare e valutare le ragioni delle loro decisioni”.

La notizia è clamorosa ed è contenuta nel “Memoriale Mori”, ma la “grande stampa”, i “grandi giornalisti impegnati”, la cosiddetta “commissione Antimafia”, i magistrati in lotta contro la mafia”, i leader politici “democratici”, tutti sembrano non accorgersene. A dare quella inquietante notizia non è stato uno qualsiasi, un uomo della strada, né tampoco un “pentito” qualsiasi, ma niente di meno che un generale dei carabinieri, l’ex capo dei Ros, il generale Mario Mori, l’uomo che arrestando Totò Riina e altri capimafia ha inferto a Cosa Nostra il più grande colpo dopo il maxi-processo di Giovanni Falcone. Mori lo ha affermato nella quarta e ultima parte di un suo memoriale pubblicato su “Il Riformista”.

C’è da chiedersi: come si spiega questo inquietante silenzio? Perché nessun “grande” giornale o “grande” giornalista va a chiedere conto e ragione a quei magistrati che archiviarono il dossier “Mafia e appalti” nel 1992 a ridosso della strage di via D’Amelio, dove morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque uomini della sua scorta? Perché lo fecero? Con quali motivazioni? Vorremmo saperlo. Perché i “grandi conduttori” di talk-show della Rai e de La7, che per oltre un decennio hanno avallato la fantasiosa tesi della “trattativa Stato-Mafia”, non intervistano ora il generale Mori e quei magistrati sempre pronti in passato a “metterci la faccia” in tv per avallare quella tesi? Dov’è poi e che fa l’Antimafia? Dove sono i suoi di solito indignati professionisti? Non c’è in Italia un procuratore che apra un’indagine sulle inquietanti verità rivelate da Mori? Dove sono infine i leader dei partiti democratici che di solito si riempiono la bocca di retorici slogan antimafia?

Il generale Mori come “ringraziamento” per il suo coraggio, la sua lealtà e i suoi eccellenti risultati investigativi, ha subito ingiustamente e accanitamente, ad opera di una parte dello Stato italiano, la Procura di Palermo, la beffa di tre processi per ipotesi di reato giudicate alla fine inconsistenti dalla Corte di Appello di Palermo. Egli merita per lo meno attenzione e riconoscimenti se non anche risarcimenti non solo presso l’opinione pubblica attraverso i media, ma anche dai partiti politici e dallo Stato italiano.

Giornalisti, dirigenti dei media, uomini politici e uomini delle istituzioni statali, se ancora hanno un minimo di dignità e se vogliono conservare un minimo di credibilità, devono ora andare in fondo a questa terribile – e forse anche sporca – vicenda.

Aggiornato il 02 novembre 2021 alle ore 10:40