Ddl Zan: colpito e affondato

Possiamo dirlo? Per una volta siamo orgogliosi dei nostri rappresentanti politici. Sono i 154 senatori, a fronte dei 131 voti contrari e dei 2 astenuti, che con il loro sì alla proposta di Lega e Fratelli d’Italia di votare la “tagliola” agli articoli del Ddl Zan lo hanno di fatto affossato. Di più: sono stati eroici. Non sappiamo quanto consapevolmente ma hanno salvato una civiltà plurimillenaria, la nostra, fondata sulla centralità dell’istituto della famiglia naturale etero-genitoriale e sulla distinzione dei sessi nell’accezione binaria del maschile e del femminile.

Il caravanserraglio dei media schierati compatti a favore della crociata pro-gender ha reagito in modo scomposto alla sconfitta parlamentare. Sono fioccati insulti sul centrodestra, reo agli occhi degli “illuminati” di aver fatto muro contro la demolizione dell’identità sessuale su base biologica. Qualche quotidiano à la page ha sbattuto in prima pagina un tracotante “Vergognatevi!” scritto a caratteri cubitali. E, di grazia, di cosa dovrebbero vergognarsi coloro che giudicano il contenuto del Ddl “Zan” un delirio progressista? È la solita solfa: quando qualcosa non va secondo i desiderata dell’esercito del “Bene”, si cerca un capro espiatorio tra quelli della sponda opposta. Non dicono però, queste “anime belle”, come stiano davvero le cose. Parlano di un mondo migliore, più libero e giusto, colorato delle tinte dell’arcobaleno, quando la verità è l’esatto contrario.

Il Disegno di Legge “Zan” è una porcata liberticida. Nelle segrete intenzioni, quelle che non si raccontano al popolo-bue perché – poveraccio! – non capirebbe, avrebbe dovuto rappresentare lo snodo centrale di un progetto oscurantista che impone una morale di Stato e sanziona, penalmente, chi osi pensarla diversamente. Si fa un gran parlare – a sproposito – di minaccia fascista e di derive autoritarie, ma cosa c’è di più “fascista” di una legge che imponga un’etica di Stato? Fra un gemito e l’altro dicono le “anime belle” che, affossando il Ddl “Zan”, si sia privato il mondo Lgbt della difesa dei propri diritti, conculcati dai comportamenti omotransfobici di una frazione “etero” della popolazione. Niente di più falso. Le vigenti norme penali tutelano i cittadini dalle violenze aggravate da motivi d’odio. Il decreto-legge 26 aprile 1993, numero 122, coordinato con la legge di conversione 25 giugno 1993, numero 205, più nota come “Legge Mancino” (dal nome dell’allora ministro dell’Interno, Nicola Mancino, che ne fu proponente) reca: “Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa” (Gazzetta Ufficiale Serie Generale numero148 del 26 giugno 1993). Le pene previste per chi commetta atti discriminatori sono abbastanza severe. Ma, si dirà: nel testo di legge non si fa riferimento specifico alla discriminazione per motivi omotransfobici. E da quando per la giurisdizione un mancato richiamo letterale ha rappresentato un ostacolo? Esiste una cosa che si chiama “diritto vivente”, cioè “la consolidata opinione comune maturata nella giurisprudenza e nella dottrina in ordine al significato da attribuire a una determinata norma” (Delli Priscoli).

Cosa impedirebbe oggi alla Corte Suprema di Cassazione un’interpretazione estensiva della norma “Mancino” ai casi di discriminazione di natura sessuale? Non si capisce. La verità, che le “anime belle” fraudolentemente nascondono all’opinione pubblica, è che il Ddl “Zan” avrebbe dovuto costituire l’architrave per la destrutturazione degli stereotipi di genere e la loro sostituzione con i principi di fluidità e di indifferenziazione dell’identità sessuale dell’individuo. Il lavoro sotterraneo preparatorio portato avanti dalle “anime belle” non è cominciato con il Ddl “Zan”, ma viene da lontano. E da luoghi strategici della vita comunitaria. Dal mondo della scuola, in particolare. È da una quindicina di anni che le organizzazioni Lgbt sono entrate nelle scuole di ogni ordine e grado a realizzare progetti educativi, il più delle volte affiancate e finanziate dagli enti locali.

L’associazione “Pro Vita e Famiglia” ha meritoriamente elaborato un dossier intitolato: “Progetti applicati nelle scuole italiane ispirati alla teoria gender”. Il Report raccoglie le segnalazioni di azioni educative realizzate dal 2010 a oggi e destinate, sotto le mentite spoglie della lotta all’omotransfobia, alla diffusione e alla pratica delle teorie omosessualiste e dell’ideologia gender. Sono centinaia. E non sono tutte, ma soltanto quelle di cui l’Associazione è venuta a conoscenza. Alcune sono da brividi, altre fanno vomitare. Ferma la libertà di ognuno di vivere nel privato la propria sessualità come meglio gli aggradi, non è lontanamente accettabile che certi argomenti controversi debbano essere portati all’attenzione di soggetti minori, talvolta bambini in tenera età e che i genitori debbano subire la violenza dell’imposizione dello Stato senza potervisi opporre.

Lo diciamo chiaro: siamo totalmente solidali con quei papà e con quelle mamme che non intendono starci a vedere messo in discussione dall’istituzione pubblica il diritto, un tempo costituzionalmente garantito, di educare i propri figli ispirandosi ai valori della famiglia tradizionale. E dire che se fosse passato il Ddl “Zan” quelle pur sacrosante proteste avrebbero potuto subire la sanzione penale. Gli ipocriti, finti-liberali, che pontificano dai salotti televisivi, con metodo monocratico, contro la parte di Paese giudicata retrograda, ignorante, plebea, reazionaria, indegna di essere protagonista del divenire della Storia, la raccontino giusta agli italiani. Se non lo fanno loro lo facciamo noi mediante una domanda secca: volete che i vostri figli siano costretti a partecipare a iniziative educative del tipo di quelle realizzate nel 2008 ad Ascoli presso il Centro ricreativo estivo, gestito dalla Cooperativa “Systema”? Giusto perché lo sappiate: con il sostegno dell’Amministrazione comunale fu realizzata nella città marchigiana una recita teatrale gay per bambini tra i 4 e i 10 anni. La trama: il Principe Azzurro si fa corteggiare dalle principesse Biancaneve, Cenerentola e altre; alla fine il principe sceglie un uomo ammettendo di essere gay.

Contro tutte le chiacchiere e i deliri delle “anime belleprogressiste c’è chi non vuole vivere in un mondo alla rovescia dove, con la pretesa di abbattere gli stereotipi di genere, si obblighino le famiglie a mandare in giro i propri figli maschi vestiti da donna e alle bambine vengano sottratte le bambole, sostituite dai giocattoli dei maschietti. Sarà pure diritto della maggioranza degli italiani decidere dei fondamenti valoriali verso i quali orientare l’ordinato svolgimento della vita sociale? Non è questione che potesse essere decisa da una minoranza di arroganti sinistrorsi, favoriti dalla circostanza non secondaria di aver messo le mani su uno stuolo di parlamentari grillini che non rappresentando più nessuno fuorché loro stessi stanno lì, inchiodati agli scranni di Montecitorio e di Palazzo Madama, a tenere in scacco la democrazia e la volontà degli italiani.

Fortuna che stavolta qualcuno si sia passato una mano sulla coscienza e abbia votato con l’opposizione di centrodestra. Pur di mettere una pezza sull’ingiustificabile, i “giornaloni” col codazzo degli “opinionisti della porta accanto” al seguito, si sono sbizzarriti nell’imbastire dietrologie che guardano ai futuri scenari sull’elezione del prossimo (auspicabilmente migliore e meno fazioso) inquilino del Colle. Accordi sottobanco, pastette, sgambetti, tradimenti, tutti centrati intorno alla figura di Matteo Renzi e al ruolo corsaro di “Italia Viva”. Sciocchezze! Allora chi sono stati i franchi tiratori dai banchi del centrosinistra? Persone a cui la coscienza ha parlato. Affossato il Ddl “Zan”, non è che il nostro Paese sia diventato un posto migliore in cui stare. Però, neanche si è trasformato in un inferno in terra. E vi sembra poco?

Aggiornato il 02 novembre 2021 alle ore 09:07