La politica al tempo delle bandierine

Non siamo alfine giunti alla tanto agognata immunità di gregge, ma possiamo consolarci – si parva licet – con l’identità di gregge. Occorre, infatti, prendere ormai definitivamente atto di una realtà che pare irreversibile: nessuno più si cura di, quantomeno, concorrere a formare il punto di vista pubblico, ma tutti si accontentano di consolidare l’identità emotiva della propria parte. Si pensi, in proposito, alla stessa irrilevanza dei programmi politici: non li legge più nessuno e così i partiti neppure più si danno la pena di scriverli. Insomma, il percorso dal pensiero articolato al tweet si è rivelato una discesa vorticosa e pace se in un paio di generazioni siamo passati dagli epigoni di Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti agli emuli di Jimmy il Fenomeno.

Il mio punto di vista vi pare connotato da una vena di nichilismo? Prendete, ad esempio, la vicenda del Ddl Zan, azzoppato dal Senato con voto segreto. La questione è semplice, semplice: in politica o hai i numeri o devi mediare. Se non lo fai o sei un buono a nulla, o sei afflitto da una qualche perversione masochistica oppure della battaglia per la quale da mesi stai chiamando a raccolta le tue truppe non ti interessa affatto e quel che per te conta è, appunto, piantare la tua bandierina identitaria.

La risposta sceglietela voi, io vado su YouTube a farmi due risate con uno degli sketch del suddetto Jimmy il Fenomeno, il quale una sua dignità artistica di onesto caratterista comunque l’aveva.

Aggiornato il 28 ottobre 2021 alle ore 09:12