Calcio e cerebrolesi

Il gioco del calcio è morto, proditoriamente ucciso da chi ne governa le sorti in sede internazionale. Lo grido qui, senza timore di esagerare, con le medesime forza e consapevolezza – e con la stessa disperata speranza – con cui Friedrich Nietzsche annunciava la morte di Dio.

Ne ho avuto certezza ieri l’altro assistendo ad una partita di calcio peraltro molto bella, fra Belgio e Francia, contendenti per la Nations League. A pochi minuti dalla fine, una bellissima azione belga sulla fascia sinistra del campo permetteva la fuga di un attaccante, un traversone perfetto dalla sinistra e un intervento di controbalzo di Romelu Lukaku che spediva il pallone all’angolino basso alla sinistra del portiere avversario, impossibilitato a intervenire dalla rapidità dell’azione.

Abbracci e baci dei belgi. Disperazione francese. Ma tutto subito in discussione per il controllo elettronico della posizione di Lukaku. Ebbene, gol annullato per la rotula del giocatore belga: al momento del passaggio effettuato dal compagno, la rotula di Lukaku si trovava in fuorigioco, oltre la linea dei difensori francesi. Si può immaginare una cosa più ridicola, insulsa, ebete di questa? Una cosa più in contraddizione rispetto al principio ispiratore della regola del fuorigioco che in questo caso si intendeva applicare?

Vediamo un po’. Da quando il gioco del calcio fu inventato, la regola del fuorigioco serve a renderlo più difficile e perciò più appassionante: infatti, per evitare che uno degli attaccanti possa stazionare nei pressi della porta avversaria e che, tramite un lancio di 50 o 60 metri effettuato dal proprio portiere, scavalcando la difesa, possa facilmente realizzare una rete, si è stabilito che se un attaccante, al momento in cui il compagno tocca il pallone per passarglielo, si trovi dietro la linea dell’ultimo difensore, allora egli è posizionato dove non gli è concesso, è in “fuorigioco” e perciò il gol, se fatto, va annullato.

Benissimo. Ma se questa è la “ratio” della regola, che senso può avere fischiare un fuorigioco se la rotula o la caviglia del giocatore è oltre la linea dei difensori? Assolutamente nessuno. Infatti, è evidente a tutti – tranne ai governatori del calcio che a questo punto e per questo si meritano, se in buona fede, l’appellativo di “cerebrolesi” – che per una rotula o per una caviglia non si può immaginare si sia concretizzato un indebito vantaggio, parificabile a quello che invece esiste quando il giocatore sia davvero dietro il difensore al momento del passaggio.

Proprio per questo motivo, fino ad alcuni anni addietro, la regola precisava che il fuorigioco dipendeva dal fatto che non solo l’attaccante si trovasse dietro la linea dei difensori, ma che fra attaccante e difensore ci fosse addirittura “luce”, cioè uno spazio vuoto, anche minimo, ma tale da far filtrare la luce: qui davvero ci poteva essere un indebito vantaggio ed era razionale sanzionare la posizione di “fuorigioco”. Poi, si decise di cambiare: lo disposero i cerebrolesi, che se fossero invece in malafede sono da considerare solo degli opportunisti. Sicché, se la rotula o la caviglia del giocatore si trovano oltre la linea difensiva, allora il gioco va fermato.

Me quando ciò accade – e accade spesso – dove sta il vantaggio indebito? Dove la posizione non è dovuta? Forse che nello slancio per superare l’avversario non capita di anteporgli una caviglia o una rotula? Certo che capita, ma non per godere di un indebito vantaggio: semplicemente, per giocare al calcio. Ecco, questo i governatori del calcio o non capiscono – e allora, trattandosi di una cosa lampante, sono da reputare cerebrolesi – oppure non vogliono capire e allora mistificano per fare ciò che vogliono e decidere le sorti di una partita come agli arbitri aggradi, per cui son da reputare sfacciati opportunisti.

In entrambi i casi, il calcio come tale è defunto, perché una bellissima azione come quella del Belgio non può essere azzerata per una rotula del tutto priva di significato nell’ambito del senso complessivo e reale del gioco. Questi signori semplicemente non vogliono che si giochi al calcio, ma ad un gioco diverso retto dalle follie da loro escogitate. Per questo, subito dopo l’annullamento del gol per fuorigioco, per questo tipo di fuorigioco, ho spento il televisore. Per non vedere un gioco ormai finito, per non vedere un morto.

Aggiornato il 09 ottobre 2021 alle ore 09:18