Dogmatismo collettivo

Ci risiamo. L’attitudine a scegliere un obiettivo contro cui protestare sta mobilitando migliaia di giovani fra piazze e forum Internet in nome della salvaguardia dal global warming. Come nel ’68, anche oggi il fenomeno ha due aspetti insieme tristi e ridicoli. Tristi perché, ancora una volta, le masse che invadono le strade credono di possedere la verità mentre, in realtà, sono unicamente indottrinate a senso unico, e ridicoli perché il loro ruolo è semplicemente quello di dare supporto gratuito a giochi più grandi di loro. Sono ormai oltre cinquant’anni che larga parte dei giovani delle società democratiche si agita collettivamente assumendo come verità da non discutere argomenti che, invece, sono tutt’altro che indiscutibili. Ciò dà luogo a ondate corali esponenziali seguite da “riflussi” più o meno rapidi in cui una sola cosa è certa, cioè la sistemazione a vita dei capi, chi in Parlamento, chi a Bruxelles, chi in attività giornalistiche presso editori compiacenti. Il resto è destinato a rimanere a bocca asciutta, risucchiato da un inesorabile processo di integrazione il quale, assieme all’età anagrafica, porrà fine a quella che Charles de Gaulle aveva brillantemente chiamato la “ricreazione”.

Nel frattempo, tuttavia, nella loro goffa presunzione, molti giovani si aggregano (dal latino, tradotto, “unirsi al gregge”) aderendo, senza mostrare alcun imbarazzo, a un pensiero unico che un tempo era politico e ora lo è altrettanto, ma nobilitato, si fa per dire, da motivazioni sociali sostenute da tesi scientifiche a senso unico. E sono intoccabili, per il semplice fatto che sono giovani e, per ciò stesso, fonte di saggezza, capovolgendo in tal modo, senza alcuna garanzia, l’antica fiducia nella saggezza degli anziani.

Aiutati da un insieme di mezzi di comunicazione di massa che si guardano bene dal programmare interviste a chi non crede al global warming o, soprattutto, alla sua causa antropica, questi giovani si abbeverano unicamente alla fonte ufficiale di qualche loro leader, cosa che gli basta e avanza, per farne motivo di scioperi e cortei urlanti contro il nuovo nemico generazionale, ossia le varie classi politiche dipinte come inette e miopi di fronte alla verità svelata che non vogliono accettare. C’è da chiedersi in quale mondo costoro stiano vivendo. Internet non è fatta solo di social network ma anche di fonti di informazione piuttosto serie dalle quali prendere atto che, per esempio in tema di global warming, la verità non è affatto stabilita una volta per tutte.

Lo stesso riscaldamento terrestre, peraltro relativamente modesto, che si è sviluppato recentemente, non solo ha illustri precedenti nella storia della Terra ma ha un’origine decisamente complessa e per ora priva di spiegazioni definitive anche perché metodologicamente quasi impossibili da sperimentare. Fra l’altro, come ho auspicato in un recente articolo sull’edizione italiana di Technology Review, sarebbe opportuno, al fine di stabilire se l’attività solare sia estranea oppure centrale nel processo del global warming, mettere allo studio tecniche di rilevamento delle variazioni termiche sulla superficie lunare e sui satelliti artificiali extra-atmosferici per poi calcolarne la correlazione con le variazioni simultanee sulla superficie terrestre. Può essere che si tratti di una strategia di ardua attuazione ma, se fattibile, potrebbe fornirci qualche prova decisiva. Di certo, simili ipotesi di lavoro e altre, decisamente minoritarie, non hanno alcuna speranza di essere assunte come vessillo di infervorate battaglie di piazza che, per definizione, hanno invece bisogno di sentenze epidermiche e di parole d’ordine dogmatiche ed efficaci per poi lasciare il posto all’azione più orgogliosamente vistosa. Altrettanto, non hanno alcuna speranza di mobilitare gli animi giovanili proposte che invochino l’idea del risparmio energetico e del contrasto agli ingenti sprechi di cui sono anche essi attori nel corso della vita quotidiana, in casa e fuori casa, nella convinzione implicita che l’attuale livello di consumo, nel quale sono nati, sia da garantire indefinitamente.

Ma se, supponiamo, si stabilisse che la causa del global warming è il Sole, contro chi Greta e gli altri scenderebbero in piazza? Assisteremmo forse a un ritorno delle fedi religiose più antiche, con tanto di sacrifici in nome del dio Sole invocandone la clemenza? In sociologia, si parla di mobilità verticale per indicare il passaggio da un ceto a un altro, superiore oppure inferiore. Il principale fraintendimento che esibiscono le ultime generazioni, che si rivela nell’impiego troppo disinvolto della libertà di parola, ma che viene purtroppo vezzeggiato da buona parte della società degli adulti, sta nel credere, tacitamente, che la loro attuale situazione di “giovani” sia definitiva, priva di prospettive di mobilità verso l’alto. Essi si percepiscono come un ceto stabile mentre il loro destino è inevitabilmente quello di muoversi verso i ceti anagrafici superiori, cioè di invecchiare. Quando se ne renderanno conto, molti di loro capiranno per bene, come hanno capito non pochi sessantottini, di quanti inutili bla bla abbiano riempito le piazze da giovani e avranno il loro bel daffare, vano, nel cercare di evitare che la generazione successiva ricada nello stesso errore.

Aggiornato il 04 ottobre 2021 alle ore 09:26