Intelligenti e intellighenzia al tempo del Covid

In che rapporti l’intelligenza sta con l’intellighenzia? Beh, i rapporti non sono mai automatici, naturali per così dire, come sembrerebbe dai nomi. Sinonimi, addirittura. L’intellighenzia viene definita come l’insieme degli intellettuali di una nazione. Una definizione che, all’apparenza, rimanda ad un fronte compatto delle intelligenze. Ma in realtà gl’intellettuali, proprio perché tali, quasi mai formano un fronte compatto. Non solo perché le intelligenze non si omologano. Anche perché le intelligenze non sono assolute, ma settoriali. Infine, perché tante intelligenze non lo sono affatto ma vengono accreditate dai loro simili.

Che tutte le opinioni siano rispettabili è certamente un’opinione da non rispettare. Lo prova proprio l’intelligenza, vagliandone la fondatezza, la logicità, le conseguenze dell’applicazione. Nel secolo scorso abbiamo dovuto constatare la più profonda discrasia tra intelligenza e intellighenzia a proposito delle due più distruttive ideologie comparse nella Storia: nazismo e comunismo. Finché sembravano trionfare (i mille anni del Terzo Reich, l’ineluttabile avvento mondiale del collettivismo), il fior fiore dell’intellighenzia, avversando il nazismo in favore del comunismo e viceversa, ha dimostrato di essere abbastanza stupido. E stiamo parlando di personalità osannate nel loro campo specifico: letterati, scienziati, a tacere dei tanti politici di prima grandezza. Queste personalità davano, ovviamente, dello stupido a quei dissenzienti che non condividevano le loro certezze. La sconfitta del nazismo e l’implosione del bolscevismo hanno comportato la paradossale conseguenza che i sostenitori, in genere senza genuino pentimento o pubblica confessione dell’errore in cui erano caduti, si son persino impancati a fare la morale agli avversari che avevano avuto il torto di avere ragione, essendo stati intelligenti quanto stolida l’intellighenzia. Nella tardiva ricerca della perduta verginità intellettuale, l’intellighenzia ha dimostrato, bisogna riconoscerlo, un’intelligente resipiscenza.

La pandemia ha messo in luce la nuova spaccatura tra l’intellighenzia e l’intelligenza. Hanno la verità in tasca non solo gli scienziati, ma pure l’intellighenzia ascientifica ovvero altrimenti scientifica. Giornalisti, soubrette, poliziotti, storici dell’arte, filosofi professionali, comici e ogni altra benemerita categoria sociale propalano dai media impazziti ogni genere di apodittiche opinioni sulla materia, circa la quale i veri esperti nutrono invece poche certezze prudentemente affermate. Wittgenstein ammonì a tacere su ciò di cui non si può parlare. Il nostro Collodi lo disse molto prima in Pinocchio con più arguzia, riferendosi proprio ai medici, guarda un po’. Incuranti del monito, stampa e televisione sono quotidianamente in fregola alla ricerca di intelligenti nella meglio intellighenzia nazionale e a caccia di novità riguardanti virus, terapie, comportamenti risolutivi. Strappando persino le vesti alla consunta Costituzione. Per qualche lettore o spettatore in più, e con l’alibi della libertà di parola, della completezza dell’informazione e dell’autorevolezza del parlatore, i media contribuiscono in modo decisivo ad avallare un’unica verità: anche l’intellighenzia intelligente non è, quanto a questo. Lo dimostrano due citazioni impeccabili di autori ragguardevoli, loro sì intelligenti.

Ludwig von Mises: “Non sono le persone dotate della miglior vista che possono dirsi esperte in oftalmologia bensì gli oculisti, anche quando sono miopi”.

Raymond Aron: “Per riprendere una espressione del mio amico Jon Elster: a quale condizione si può essere allo stesso tempo marxista-leninista, intelligente ed onesto? Si può essere marxista-leninista e intelligente, ma in questo caso non si è onesti (intellettualmente). Certo non mancano marxisti-leninisti sinceri, ma allora è l’intelligenza che non è granché”.

Sostituite, nelle citazioni, le parole e i personaggi a cui è facile alludere, e raggiungerete la prova provata che certi pezzi grossi dell’intellighenzia nostrana forse intelligenti non sono in tutto e per tutto. Non bisognerebbe scomodarne la vanità.

Aggiornato il 04 ottobre 2021 alle ore 09:20