L’omofobia di sinistra da Pasolini a Morisi

L’omofobia di sinistra esattamente come l’antisemitismo di sinistra è considerata un tabù. Però esiste. Il linciaggio quotidiano ai danni dello sprovveduto Luca Morisi ne è l’ultima prova. Tornando indietro nel tempo al lontano 1949, come non ricordare cosa accadde a Pier Paolo Pasolini? Quando a causa del coinvolgimento in una storia di sesso con minori nel Paese friulano di Ramuscello in Friuli e dopo l’uscita fragorosa della storia sui giornali locali e nazionali – anche lui era ancora in attesa di giudizio – venne espulso senza tanti complimenti dal Partito Comunista friulano, per decisione dell’allora capo della federazione di Pordenone? Un processo politico farsa in cui a difenderlo ci fu una sola persona, una donna – Teresina Degan – che però arrivò in Federazione quando tutto era già stato deciso.

La compagna non era stata neanche avvisata che l’udienza era stata fissata di buon mattino. Lei protestò e disse che non si poteva espellere un iscritto per fatti personali e senza che il dibattimento penale per corruzione di minorenni fosse stato ancora stato celebrato. L’allora capo della Federazione, Antonino Scaini, per tutta risposta le disse che la decisione in realtà era stata presa dalla Federazione di Udine, che faceva capo al futuro onorevole Mario Lizzero e che “Pasolini si sarebbe meglio difeso nel processo come non comunista”.

A maggiore risalto di quella ipocrisia, anni dopo, quando Pasolini fu brutalmente ammazzato da Pino Pelosi probabilmente in combutta con altri “marchettari” all’Idroscalo di Ostia, tanto Lizzero quanto Scaini furono in prima fila a celebrarne le lodi, in Friuli come in Parlamento. E ci furono anche militanti di base che protestarono, ancora nel 1975, contro questa celebrazione di “un fr..io che non faceva onore al partito”. Solo che, nel frattempo, uno dei persecutori dell’epoca era diventato amico fraterno del regista e scrittore, in quanto Pasolini si rifiutò di costituirsi parte civile contro di lui per un fatto ben più grave di quello di Ramuscello, ossia per l’eccidio da parte dei partigiani comunisti ai danni della Brigata Osoppo - ma non comunista filo-titina – a Porzus in Friuli. Eccidio in cui perse la vita anche il fratello di Pasolini.

Pasolini, dimostrando una nobiltà d’animo commovente, perdonò uno dei probabili assassini del fratello e si rifiutò di costituirsi parte civile, come pure l’accusa cercava di convincerlo a fare. Di questa cosa parlò lo scorso luglio l’ex deputato del Pci e poi dei Radicali, Alessandro Tessari, in un’intervista a Lanfranco Palazzolo in occasione dell’uscita della nuova edizione del libro “Le belle bandiere” che raccoglieva alcuni scritti di Pasolini.

Si parva licet, tornando al 2021, ecco i paladini del Ddl Zan, che dovrebbe punire l’omofobia quasi in una sorta di processo alle intenzioni, scatenarsi nell’additare il malcapitato Luca Morisi al pubblico ludibrio. Con il concorso attivo di tutti quei mass media, “Repubblica” e Gruppo Cairo editore, di solito sostenitori di una morale politically correct e Lgbt friendly, con articoli che secondo i canoni del Ddl Zan potrebbero persino venire incriminati per omofobia. Ma quando il gay è di destra o, come nel caso di Pasolini, di sinistra non ortodossa, ogni dileggio è valido e ogni esposizione al pubblico ludibrio viene considerata salvifica. Funziona così. Sappiatelo.

Aggiornato il 01 ottobre 2021 alle ore 11:28