Green pass anche per i deputati

Come ampiamente riportato dalla stampa nazionale, anche i parlamentari saranno obbligati ad avere il “diabolico” Green pass per esercitare il loro ruolo di rappresentanti del popolo. Ciò ci rende ancor più compatti nel nostro inguardabile totalitarismo sanitario in cui, secondo uno schema già drammaticamente sperimentato in passato da altri tipi di regimi, lo Stato tende a controllare capillarmente la società, imponendo l’assimilazione di una unica ideologia, in questo caso sanitaria, con lo scopo di cambiare radicalmente il modo di pensare e di vivere dei cittadini che ne fanno parte.

Tant’è che il cosiddetto giornale unico del virus rappresenta in maniera plastica come questo agghiacciante processo di omologazione di massa sia oramai andato ben oltre il livello di guardia. Proprio sull’estensione dell’obbligo del lasciapassare sanitario ai parlamentari, che dovrebbe entrare in vigore il 15 ottobre, registriamo un coro entusiastico da parte della stragrande maggioranza dei giornali italiani.

Green pass nel Palazzo. Era ora”: così il titolo di un articolo pubblicato sulla pagina on-line dell’Huffington Post, a firma del vicedirettore Alessandro De Angelis, un ragazzo il quale in passato si è spesso fatto apprezzare per una certa ragionevolezza, ma che in questo frangente sembra essersi completamente sdraiato sulle tesi più integraliste dei talebani sanitari. Scrive infatti il nostro: “E dunque il Green pass varrà anche per parlamentari, senatori e chiunque frequenti il Palazzo, come accade per tutti i cittadini, anzi magari con controlli più capillari, a uno a uno, e non “a campione”, come accade nei luoghi di lavoro. Bene, benissimo, era ora. In un Paese virtuoso, dove vige un po’ di sana pedagogia istituzionale, i gruppi parlamentari avrebbero già potuto, o dovuto, autodisciplinarsi “informalmente” in tal senso con i comportamenti, senza neanche che il dibattito si aprisse. Per ragioni, banalmente, di senso democratico: i rappresentanti di rappresentati cui viene comunque chiesto un sacrificio non possono esserne alieni, se non vogliono rompere quel vincolo di rappresentanza”.

Un discorsetto di una semplicità disarmante che sembra anticipare scenari ancor più allucinanti rispetto a ciò che stiamo già vivendo. Scenari distopici in cui, dopo il Green pass universale e la mascherina perenne, lo Stato sanitario arriverà a imporre la divisa uguale per tutti, così come accadeva nella Cina di Mao, mentre i parlamentari applaudiranno per ore e a ritmo cadenzato i leader dello stesso regime sanitario, secondo una ben nota consuetudine in voga nelle defunte democrazie popolari dell’Est Europa.

Evidentemente per De Angelis, al pari di una moltitudine di suoi colleghi anche più blasonati, non conta nulla il fatto che una montagna di studi scientifici stiano seppellendo la validità del Green pass sul piano del contrasto al Covid-19, mettendone a nudo il suo intollerabile valore oppressivo. Per lui l’importante è che il nostro agghiacciante virtuosismo sanitario si imponga su tutti e su tutto, senza distinzione alcuna. Un Tso erga omnes, con tanto di inutile bollino verde da presentare agli sceriffi di turno, e chi se ne infischia della democrazia liberale. Roba superata.

Aggiornato il 30 settembre 2021 alle ore 13:16