“Gratta e vinci”, ma non il garantismo

Me la sarei aspettata la sollevazione dei garantisti contro l’arresto in galera del presunto ladro. Certo, i ladri sono esecrabili perché agiscono contro la legge di Dio e le leggi degli uomini, e contro il fondamento della civiltà: la proprietà privata. Figuriamoci quelli che rubano alle vecchiette, nientemeno che un insperato “gratta e vinci” da 500.000 euro. Come siano andate le cose, lo accerteranno i processi, per i quali, nonostante le prove che dovrebbero pur esserci se la procura ha chiesto ed ottenuto da un giudice l’arresto del presunto mariuolo, sono previsti i rituali tre gradi. I commentatori della carta stampata e delle televisioni si sono gettati sulla notizia, giornalisticamente ghiotta, per denigrare il presunto malvivente che pare fosse pure proclive a fare il ben vivente con soldi facili. In effetti la vicenda, per trama, luogo, protagonisti, malloppo, ha fatto più sorridere che indignare, ed ha avuto finora un certo lieto fine. Il biglietto vincente è stato ritrovato nella cassetta di sicurezza di una banca, posto sotto sequestro a disposizione della magistratura che lo renderà al legittimo proprietario/a. Sì infatti, il ladro presunto lo rivendica come suo. Accusa l’apparente derubata di averglielo rubato. Insomma, ribalta i fatti come prospettati dall’accusa e posti a base dell’arresto.

E qui entra in ballo il garantismo. Quello vero, quello sconosciuto ai garantisti italiani e all’italiana, che usualmente se ne interessano a favore di vento, di telecamere e di personaggi. Nessuna protesta per la galera al tabaccaio intraprendente. Nessuna indignazione per un incolpato incarcerato che contesta l’addebito. Al ladro! Al ladro! Ma il garantismo non dovrebbe prescindere dall’accusa? Un ladro fantasioso (sotto sotto invidiato dai due terzi dei concittadini) non avrebbe diritto, quanto meno, agli arresti domiciliari? È vero, secondo l’accusa avrebbe commesso un furto pluriaggravato e, a quanto pare, anche una tentata estorsione. Però, innocente è costituzionalmente parlando. Se il giudice ha deciso l’arresto, è presumibile che almeno una delle tre condizioni processuali della misura cautelare sussista. Ma la galera? Il carcere di Santa Maria Capua Vetere, venuto alla ribalta? E se avesse ragione lui, se i fatti stessero come li descrive lui anziché le cronache?

Il compiacimento nazionale (ecco il punto!) per l’inutile e sopraffattoria incarcerazione del tabaccaio che, all’evidenza, voleva vivere più di un giorno da leone carpendo la fortuna altrui, indica che il garantismo vero è così lontano dalla mentalità italiana che farvi affidamento costituisce un esercizio tanto inutile quanto ipocrita. Nelle nazioni civili quanto a questo, cioè le nazioni nelle quali l’habeas corpus e la libertà su cauzione sono instaurate da secoli, quelle nazioni cioè dove vige il garantismo di nome e di fatto, il malandrino tabaccaio, essendo dopotutto un innocente, avrebbe pagato una modesta cauzione e aspetterebbe il processo a piede libero, fuori dalle sbarre dietro le quali sarebbe poi finito a buon diritto dopo una sacrosanta condanna.

La carcerazione preventiva che liscia il pelo dell’opinione pubblica non serve quasi mai la giustizia giusta, bensì il vero giustizialismo che permea la società e ingloba il falso garantismo che vi è diffuso. Si conforma, non forma.

Aggiornato il 10 settembre 2021 alle ore 09:19