I drammatici fatti di Kabul mi inducono una riflessione tutta politica, la quale solo incidentalmente si intreccia con la tragedia afghana. Chi si sia dato la pena di leggere pure solo l’abbecedario di sociologia sa che per costruire il consenso si possono seguire due strade: enfatizzare la logica amico-nemico o tentare di costruire fiducia attorno ad un progetto.

La logica amico-nemico ha degli indubbi vantaggi: si forma consenso velocemente, è facilissimo gestire il dissenso interno e, soprattutto, non è necessario avere alcun progetto; insomma turati il naso e fai poco lo schifiltoso che sennò arriva il Puzzone.

Il problema – eccoci alla vicenda afghana – è che poi rischi (ve la ricordate la campagna elettorale americana e pure gli echi nostrani con il fondamentale apporto di legioni di analisti politici, i quali magari ancora non hanno appreso i segreti del congiuntivo, ma improvvisamente sapevano tutto del Wyoming) di farti guidare da figure che quanto ad autorevolezza fanno rimpiangere Topo Gigio.

Alle nostre latitudini va pure peggio, con l’intero dibattito pubblico trasformato in derby calcistico, ma per fortuna, data la nostra sostanziale irrilevanza, il tutto produce al massimo statisti che si lamentano della cameriera (per stare al caso di giornata).

Fine dello “spiegone” e mi raccomando perseverate a digerire di tutto, perché sennò arrivano i cattivi: vedrai vi continuerete a trovare bene. #bidenfortissimopuntodiriferimentodituttiiprogressisti #oforseeraunaltro

Aggiornato il 27 agosto 2021 alle ore 12:55