Un diplomatico, un militare e un volontario: a Kabul l’orgoglio italiano

Un diplomatico, un militare, un volontario. Stefano Pontecorvo, Luciano Portolano e Luca Lo Presti. Tre rappresentanti di diversi ambiti che in questi giorni ci fanno sentire orgogliosi di essere italiani.

In una situazione definita ormai “fuori controllo” non sono molte le figure occidentali che sono rimaste a Kabul dopo la presa dei talebani e dalle foto che arrivano è facile comprendere i motivi. Una di queste è l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, Senior civilian representative della Nato, che ha scelto di rimanere a Kabul per gestire le operazioni di rimpatrio non solo dei connazionali ma di tutti i cittadini dei Paesi dell’Alleanza. È in linea al suo profilo la crisi che sta gestendo. Pontecorvo è uno di quei diplomatici che ha sempre preferito le sedi più disagiate del globo ai salotti ovattati delle pur complesse ambasciate di importanti Paesi. Così dopo la sede di Islamabad in Pakistan gli è stato proposto di scegliere tra Somalia, Angola o Afghanistan. Ha pensato che Kabul facesse al caso suo anche per il rapporto simbiotico che ha con i militari.

Non dismessa la sua eleganza e tanto meno il suo spirito sempre ottimista, è ora giorno e notte all’aeroporto Hamid Karzai preso d’assalto dagli occidentali in fuga e dagli afghani che vogliono lasciare il Paese. Divenuto riferimento di tutta la diplomazia mondiale per quanto sta accadendo a Kabul, è aiutato nelle operazioni da un giovane e anch’esso coraggioso collega, il console Tommaso Claudi (nella foto).

Il fronte emergenziale vede poi ancora una volta impegnato il generale Portolano, già autore delle complesse operazioni di rientro del contingente italiano all’indomani della fine della missione. Luciano Portolano è uno dei due generali “4 stelle” dell’Esercito italiano. Più volte ferito in missione e sempre considerato un “primo” dai suoi compagni di corso e da tutti i soldati che hanno avuto la fortuna di averlo come Comandante è un altro personaggio che per seguire le vicende afgane da molti giorni ha perso la cognizione del tempo. È a capo del Comando operativo di vertice interforze (Covi) da cui dipendono gli aerei che vanno e vengono da Kabul per portare fuori più gente possibile senza orari. Aerei che possono sostare ore presso l’aeroporto prima di completare un imbarco di difficilissima e spesso dolorosa selezione. Portolano sta seguendo in prima persona non solo l’evacuazione ma anche le operazioni di prima sistemazione dei rifugiati accolti nel nostro Paese.

E, infine, Luca Lo Presti, presidente di Pangea, onlus che lavora nell’ambito dei diritti umani per le donne favorendone, con progetti di sviluppo e cooperazione, il riscatto economico e sociale, in contesti discriminanti e particolarmente segnati da povertà, emarginazione guerre e conflitti. Lo Presti non è una figura istituzionale ma anche lui si sta adoperando con ogni sforzo per salvare tutte le donne afgane che hanno beneficiato dei suoi progetti di cooperazione. La sua idea è stata di inserire le donne in programmi di avviamento di attività in proprio nell’ambito dell’agricoltura, dell’allevamento e del piccolo commercio. Progetti che prevedevano anche corsi di formazione professionale, gestione del microcredito, educazione e assistenza igienico-sanitaria, cultura dei diritti umani. Persone che contribuiscono a conferire all’Italia grande popolarità nel mondo e sono l’immagine bella di un Paese di cui dobbiamo andare orgogliosi non solo in occasione degli Europei di calcio o delle vittorie dei grandi campioni nello sport.

Il tutto circondato da un’altra immagine che non si può personalizzare ma che senza di essa tutte le operazioni non sarebbero possibili: quella dell’Arma dei carabinieri che con la sua componente del reggimento Tuscania sta garantendo la sicurezza di tutte le presenze nazionali. Un Grazie sentito, pertanto, all’ambasciatore Pontecorvo, al generale Portolano, al dottor Lo Presti e a tutti i militari presenti a Kabul.

Aggiornato il 25 agosto 2021 alle ore 09:24