Strage di Bologna: una verità di Stato

Le massime autorità dello Stato, nei loro discorsi in occasione del 41/mo anniversario della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto del 1980 hanno sostenuto che la matrice e gli autori dell’orrenda strage siano già stati identificati definitivamente nei neofascisti Giuseppe Valerio “Giusva” Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini (ai quali andrebbe aggiunto Paolo Bellini) e che alla ricostruzione della verità manchi solo la ciliegina sulla torta dell’accertamento dei “mandanti” mancanti (che sarebbero gli immancabili Licio Gelli, Umberto Ortolani e Federico Umberto D’Amato) che stanno per essere processati post mortem. Ma molti sono i dubbi sulla verità giudiziaria, divenuta “verità di Stato”, forse precostituita (per coprire le vere matrici mediorientali e coperte dal segreto e dalla ragion di Stato) e divenuta nel tempo assoluta e incontestabile.

Ne elenchiamo solo alcuni:

– Il testimone chiave dellaccusa, Massimo Sparti, un malvivente della “Banda della Magliana” che accusava Fioravanti e Mambro (che si sarebbero – secondo lui – travestiti con abiti tradizionali tirolesi) è stato smentito anche dalla famiglia. Sparti, dopo le sue accuse, fu misteriosamente scarcerato, sulla base di una falsa diagnosi che lo indicava come malato terminale. Era un premio per le sue accuse? Lo fa pensare il fatto che il medico che contestò vivacemente quella diagnosi fu allontanato: come mai? e per volontà di chi?

– Il figlio di Massimo Sparti, Stefano, che accusava il padre di avere mentito (“mio padre al processo di Bologna ha sempre mentito”, è stato rinviato a giudizio per essersi confuso su una data di un episodio avvenuto 38 anni, prima quando era un bambino: unintimidazione verso tutti i testimoni a discarico?

– Licio Gelli, Francesco Pazienza e gli ufficiali del Sismi Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte sono stati condannati per il “depistaggio” della valigetta ritrovata sul treno espresso Taranto-Milano nel gennaio del 1981. La cosa strana è che i fogli trovati nella valigetta indicavano per la prima volta i Nar come colpevoli. La valigetta servì anzi a indicare quella pista fino allora inedita, ma che fu subito sposata e mai abbandonata in seguito dagli inquirenti. In realtà si trattava quindi di un “impistaggio” e non di un “depistaggio”. A rigor di logica giudiziaria, se davvero i Nar furono gli autori della strage, come affermano le sentenze, i suddetti quattro avrebbero dovuto essere premiati, non condannati.

– Nel processo in corso contro Paolo Bellini, (un criminale comune ex Fronte della Gioventù già reo confesso dell’omicidio di Alceste Campanile di Lotta Continua), accusato di essere lesecutore materiale della strage, sono imputati come mandanti Licio Gelli, Umberto Ortolani e Federico Umberto DAmato e, con diverse accuse, Mario Tedeschi e Quintino Spella. Sono tutti morti. La “prova regina” del processo sarebbe il “documento Bologna” su cui Gelli annotò alcuni versamenti da un suo conto denominato “Bologna” a soggetti individuati dalle indagini della Guardia di finanza nelle persone di DAmato, Tedeschi e Marco Ceruti (un collaboratore di Gelli). Tuttavia, nulla, tranne la denominazione del conto e le date a ridosso della strage, consente di collegare quei versamenti alla strage ed ai suoi autori. Ci sarebbe solo un versamento in contanti a ignoti. I Pm “suppongono” che questi ignoti siano gli autori della strage. Una supposizione è un po’ pochino per una “prova regina”, ma può essere sufficiente per affermare una “verità di Stato”?

– La stessa Procura di Bologna aveva chiesto larchiviazione delle accuse, ma la Procura generale ha avocato a sé linchiesta e deciso di procedere. Come si spiega lo scontro tra Procure, e un processo contro morti che non possono difendersi, se non con lesigenza politica di “completare il quadro” storico-politico con una sentenza che individui e sanzioni i mancanti mandanti?

– La principale pista alternativa a quella della matrice neofascista rinvia al famoso “Lodo Moro”, cioè a un patto segreto tra Stato italiano e organizzazioni palestinesi che in cambio della rinuncia a compiere attentati in Italia garantiva ai terroristi palestinesi un “diritto di passaggio” per l’Italia di uomini, armi ed esplosivi. Era questa la tesi di Francesco Cossiga che fu sostenuta anche da un esperto di stragi come Giovanni Pellegrino e tanti altri giornalisti e politici di destra e di sinistra. Il giudice Rosario Priore al Lodo Moro ha aggiunto l’ipotesi di un coinvolgimento del leader libico Muhammar Gheddafi che avrebbe fornito ai palestinesi l’esplosivo, come vendetta per l’abbattimento di due Mig libici più o meno contemporaneamente a quello del Dc-9 sul cielo di Ustica (27 giugno 1980, poco più di un mese prima della strage di Bologna).

– Cossiga al momento della strage era Presidente del Consiglio e fu poi Capo dello Stato. Eppure non è mai stato chiamato a testimoniare come persona informata sui fatti. Perché? Anche i giudici lo ritenevano, come la sinistra del tempo, “un pazzo”?

– Sulle informative del tempo inviate a Roma dal famoso colonnello del Sismi, Stefano Giovannone (che del Lodo Moro fu forse linventore e il guardiano), è stato imposto il segreto di Stato. Se si vuole davvero “fare luce”, sarebbero utilissime. Quando saranno desecretate si rischia di dover rifare tutti i processi?

– Un fitto mistero avvolge ancora anche il rapimento e la scomparsa a Beirut avvenuti poco dopo la strage di Bologna dei giornalisti Graziella De Palo e Italo Toni. Si fanno ipotesi legate proprio al famigerato “Lodo Moro”.

– La Procura di Bologna non ha mai ritenuto necessario approfondire la pista mediorientale. E perché? Perché – è la motivazione – esistono già sentenze definitive a carico di Ciavardini, Fioravanti e Mambro, emesse senza vere prove e senza indagare in altre direzioni. È come un serpente che si morde la coda. Quella sentenza è ormai un dogma di Stato che non deve crollare a nessun costo. Anche a costo di sacrificare la verità effettiva.

– I tre “colpevoli” della strage hanno confessato tutti i loro crimini per i quali hanno meritato vari ergastoli. Ma solo della strage di Bologna si proclamano ancor oggi innocenti. Limpressione di molti osservatori è che in quanto neofascisti e criminali a loro per la strage di Bologna non siano stati garantiti un giusto processo e la presunzione di non colpevolezza. Colpevoli a priori perché neofascisti ormai pregiudicati da molti omicidi?

Tutti questi fatti e circostanze autorizzano diffusi dubbi e il sospetto che dietro la verità giudiziaria (sostenuta ormai definitivamente anche dall’associazione dei parenti delle vittime) sulla strage di Bologna ci sia un segreto di Stato e una ragione di Stato che ha imposto in passato il segreto di Stato per non compromettere i fragili equilibri tra l’Italia e la polveriera medio-orientale.

Aggiornato il 04 agosto 2021 alle ore 15:12