Il mito della menzogna applicato al Ddl Zan

Alcuni nostri politici devono essere fedeli seguaci di Socrate e Platone. In particolare, sembrano aver ben metabolizzato il terzo libro de “La Repubblica” dedicato alla fondazione dello Stato ideale dove Platone, riportando un dialogo tra Socrate e il filosofo Glaucone, si chiede quanto sia lecito mentire se ciò è mirato al bene della città. Socrate pone dei paletti alla legittimità della menzogna e sostiene che la bugia è come un farmaco e come tale può essere somministrata in specifiche dosi agli uomini e, in più di un caso, esiste la delega di utilizzo per i governanti, i quali possono proporre una menzogna ai propri concittadini per la salvaguardia della loro Patria. Tale elaborazione della bugia è stata tramandata come mito della menzogna.

Sicuramente, ispirandosi a questo mito, Enrico Letta, Alessandro Zan e altri sostenitori del Disegno di legge contro l’omotransfobia ritengono lecito mentire quando precisano che non è fatto obbligo per le scuole, siano esse pubbliche o private, di inserire una giornata volta a promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché a contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze determinati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere.

Quest’ultima in particolare è stata motivo di contrapposizione degli opposti schieramenti politici in merito all’opportunità di farne oggetto di insegnamento. L’articolo 1 chiarisce che per identità di genere “si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”. È giusto, si chiedono coloro che si oppongono, che i ragazzini per la legge penale non imputabili sino a 14 anni siano maturi per affrontare temi così complessi?

I proponenti rispondono affermando che l’argomento di indottrinamento sarà discrezionale per le scuole di ogni genere, mentre l’articolo 7 specifica senza margine di dubbio che “le scuole, nel rispetto… provvedono alle attività di cui al precedente periodo. Essi ben sanno che nella tecnica di scrittura legislativa il presente indicativo viene usato quando si vuole indicare un obbligo o un dovere, pertanto se non verrà variato il Disegno di legge tutte le scuole, anche quelle cattoliche, si dovranno attenere all’esplicita previsione.

Accantonando l’idea che politici di tale livello possano disconoscere le regole di scrittura, le menzogne che ci vengono propinate probabilmente sono dettate unicamente da una presunta ragion di Stato (unilaterale!) mutuata da quella ben più nobile declamata da Socrate.

Aggiornato il 15 luglio 2021 alle ore 09:35