Referendum e giustizia: la sottoscrizione è gesto di democrazia reale

Forse, tra tutti i quesiti del referendum sulla giustizia, il più importante è il terzo. La separazione delle carriere è un presupposto indispensabile della concreta attuazione del processo accusatorio, ma le modalità della vigilanza (non del controllo) sull’operato dei magistrati qualificano il livello di democrazia dell’intero Paese. Intanto, modalità trasparenti e concretamente conoscibili non ledono affatto l’indipendenza dei magistrati, gravemente vulnerata al contrario da una giustizia domestica e da regole di progressione in carriera che solo eufemisticamente potremmo definire discutibili, siccome asservite a logiche troppo spesso indecifrabili. In ogni caso, alla prova dei fatti, il sistema ha fallito. Va cambiato.

Ma soprattutto democrazia è trasparenza, partecipazione, critica e responsabilità. Tutte cose di cui oggi non c’è traccia, sempre respinte come se l’ordinamento giudiziario fosse una sacrestia alla porta della quale è posto il cartello di divieto d’accesso. Come è vero che nessun uomo è un’isola, anche la magistratura deve assoggettarsi alla democrazia. Ho detto: alle regole di una democrazia moderna, non al controllo degli altri poteri dello Stato. Conviene a tutti: a loro, che saranno costretti ad essere più trasparenti; ai cittadini, che potranno sapere – giustamente – chi o che cosa determina l’assegnazione di incarichi direttivi, progressioni in carriera, sanzioni disciplinari. E, se volete, anche la lettura dei criteri tabellari che regolano l’assegnazione (e la sua revoca) dei giudizi, scongiurando il rischio di fantasiose notizie giornalistiche e immancabili reazioni.

Intanto, la sottoscrizione di una iniziativa referendaria è un gesto di democrazia reale, vera e concreta. A differenza delle consultazioni telematiche, la firma apposta su un modulo ha un valore riconosciuto dalla Costituzione e possiede un significato politico del quale si deve tenere conto. Nell’epoca dei sondaggi, quella in cui un like non si nega a nessuno, la firma dei cittadini serve a rammentarci il principio della sovranità popolare esercitata “nei modi e nelle forme” previsti dalla nostra Carta fondamentale.

Nessuno – neppure il più proditorio tra gli avversari dell’iniziativa – può obiettare alcunché: può dissentire, semmai, ma non contestare la legittimità di un atto formalmente ineccepibile. Questa considerazione, letta per quello che vale, ci consente di dire inoltre che è del tutto irrilevante (e, consentitemi, anche un po’ specioso) perdersi in distinguo sulle qualità dei promotori. Grazie, ma gli esami del sangue sulla concentrazione di garantismo nei globuli rossi siamo in grado di farceli da soli. Piuttosto, se proprio vogliamo dirla tutta, datela voi un’occhiata ai globuli bianchi, e controllate gli anticorpi. Potrebbe tornare utile per sapere se il vostro sentimento democratico funziona a dovere, ovvero se è compromesso dal virus del pregiudizio.

Aggiornato il 06 luglio 2021 alle ore 09:16