Tutti abbiamo molta stima di Raffaele Cantone, per anni a capo dell’Autorità Anticorruzione e da diversi mesi Procuratore Capo di Perugia.

Tuttavia, giorni fa, la Procura ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per le persone coinvolte nella vicenda di Luis Suárez – il giocatore uruguagio che la Juventus intendeva acquisire – a causa delle violazioni di legge registrate per fargli ottenere la cittadinanza italiana, necessaria per giocare in Italia.

Ebbene, con mia grande sorpresa, debbo constatare come tale richiesta sia stata operata nei confronti di tutto il personale docente della Università per stranieri come c’era da aspettarsi, e poi anche della giovane avvocatessa Maria Turco, professionista dello studio legale che aveva curato lo sviluppo della vicenda.

Invece, il procedimento penale, in ossequio alla legge, è stato sospeso nei confronti dell’avvocato Luigi Chiappero, titolare dello studio legale che curava l’affare, e nei confronti di Fabio Paratici, direttore generale della squadra, i quali sarebbero però accusati soltanto di aver fornito false informazioni al pubblico ministero.

Sorgono alcune domande.

La prima. Come si spiega che Chiappero e Paratici siano accusati soltanto di aver fornito false informazioni alla Procura?

La seconda. Come si spiega che né l’uno né l’altro siano stati accusati del medesimo reato di coloro dei quali si è chiesto il rinvio a giudizio?

La terza. Come mai nessuno l’ha fatto notare?

Cantone, da persona intelligente ed onesta, credo debba prendere sul serio queste domande. Non certo perché le pongo io, ma perché oggettivamente chiedono una risposta plausibile, in forza di alcune brevi considerazioni.

Infatti, accusare di violazione della legge sugli esami per la cittadinanza italiana i docenti e l’avvocatessa di studio e non il titolare di questo e il responsabile della squadra di calcio suona molto strano.

Quasi che l’avvocatessa Turco, una bella mattina, non avendo altro da fare, abbia pensato di ingannare il tempo, allestendo una strategia per far diventare cittadino italiano un giocatore a caso, guarda un po’, un tale Suárez di nazionalità uruguagia, del quale ovviamente lei doveva sapere tutto.

Parimenti, i docenti universitari, non avendo nulla di meglio da fare, hanno giocato di sponda con la Turco allo scopo di facilitare gli esami per Suárez, per renderli una passeggiata o poco più. E chissà mai perché? Forse era un loro amico. Forse il calciatore intendeva definitivamente trasferirsi in Italia… o, ancora, per altri, sconosciuti motivi.

E Paratici? Nulla, lui ha solo detto cose inesatte alla Procura, ma evidentemente non aveva alcun interesse alla cittadinanza del calciatore; e neppure l’avvocato Chiappero, titolare dello studio che lavorava per la squadra di cui Paratici era direttore generale.

Costoro cosa sapevano di Suárez? Meno che nulla ovviamente; per loro era un perfetto sconosciuto, della cui esistenza sulla terra hanno appreso soltanto quando son state loro poste fastidiose domande a proposito delle attività dell’avvocatessa Turco e dei docenti perugini che si son adoperati per facilitarne l’esame. In particolare, Paratici non voleva farlo giocare nella Juventus e neppure Chiappero agevolarne a tale scopo l’esame di italiano.

Anzi, perché – si saranno certo chiesti – tante domande su uno sconosciuto e su attività altrettanto sconosciute poste in essere da soggetti con i quali non avevano alcun rapporto?

Anche se surreale, questo soltanto è l’orizzonte di pensabilità della esclusione di Paratici e di Chiappero dalle vicende strettamente attinenti al caso Suárez: un orizzonte palesemente assurdo e non credibile.

Aggiungo: non occorre vedere le carte, per capirlo. Basta un poco di buon senso.

Per semplice rispetto di questo buon senso, si vorrebbe che Cantone rispondesse a queste tre domande.

Aggiornato il 30 giugno 2021 alle ore 09:12