Referendum per una giustizia da cambiare

Da qui al giorno del voto lo ripeterò per quanto possibile: i referendum sulla giustizia rappresentano l’unica possibilità per sperare di ottenere una riforma.

Intanto, esponendosi – ed impegnandosi nella promozione – Matteo Salvini si è collocato in un’area politica dalla quale, dove mai lo volesse (ma non lo vorrà) difficilmente potrebbe liberarsi a costo zero. Gli altri, i contrari, gli schizzinosi, i puristi dell’ortodossia della separazione a tutti costi, i recalcitranti ideologici dovrebbero prendere atto che la riforma – e vedremo quale – non è più procrastinabile.

Resterebbero i fautori della cultura della giurisdizione, i sostenitori di un ecumenismo ingannatorio, isolati nel dire che siamo tutti fratelli sotto lo stesso cielo. Lo vedo. Vedo quanto siamo fratelli. Forse, lo siamo ai sensi del Codice civile ante riforma del 1975, quella che prevedeva i figli non legittimi. Io non voglio una riforma punitiva; voglio una riforma giusta, equilibrata, non animata da intenti vendicativi. Però, la voglio, siccome necessaria.

Quindi, firmate. Tappatevi il naso, semmai, ma firmate. Il segnale deve giungere forte e chiaro. E non fatevi incantare dalle sirene, che vi promettono la riforma per impedirvi di rendere evidente ciò che sappiamo già: questa Giustizia è da cambiare. Adesso.

Aggiornato il 25 giugno 2021 alle ore 09:24