Delirio rivoluzionario “a fini umanitari”

C’è in giro in Occidente, e quindi anche in Italia, qualche anima bella che, giocando con i diritti umani contro i diritti del cittadino (come se fossero incompatibili e in conflitto radicale!), propone “a fini umanitari” di abolire i diritti di cittadinanza che dovrebbero sciogliersi e cedere il passo ai diritti universali dell’uomo. E coerentemente propone anche di cancellare lo Stato nazionale, come si trattasse di un nonnulla, di una festuca. Bum!

Credo che chi pensa in tal modo non si renda conto dell’enormità di quel che dice e della violenza illiberale e anti-democratica implicita in una tale prospettiva. Questi nuovi giacobini pretenderebbero di strappare, più o meno violentemente, ai loro concittadini i diritti che provengono dall’essere parte di una storia, di un sentire comune e di una comunità nazionale. Lo Stato nazionale italiano secondo questi veri nemici dei propri concittadini e della propria casa natale dovrebbe cancellare i propri elementi costitutivi: il suo territorio (con l’abolizione dei confini), il suo ordinamento giuridico liberale (con l’inclusione di ordinamenti illiberali estranei e incompatibili) e la sua stessa popolazione (con la sua sostituzione con popolazioni allogene).

Chi credeva che il delirio rivoluzionario (e totalitario) fosse finito perché sconfitto dalla storia, deve ricredersi. Esso rivive in latenza e si manifesta in chi crede che con un atto volontaristico magari violento e un tratto di penna (o con una martellante decostruzione “culturale”) si possano cancellare secoli di storia, interessi costituiti e solidificati, eredità culturali e sentimenti che ci legano alle generazioni passate, ai propri concittadini e alla fine anche ai propri familiari.

A tale fine l’anima bella “illuminata” e “umanitaria” è probabilmente pronta a fare violenza e magari a costruire lager e gulag e a innalzare patiboli, ovviamente “a fin di bene”, per il “progresso” e la “giustizia sociale”; in breve per “la salvezza dell’umanità”. È un ritorno delirante e feroce del pensiero totalitario che si ammanta quasi sempre di buoni propositi “umanitari” e “universalistici”, come facevano i comunisti di un tempo.

È un ritorno anche del pensiero selvaggio e magico-religioso che usa scambiare i propri assurdi desideri per la realtà effettuale o possibile. Per qualcuno la lezione dei giacobinismi rossi e neri del Novecento non è servita proprio a nulla, perché non l’ha proprio capita. E continua a coltivare, come un vizio assurdo e onanistico, i sogni pantoclastici, soteriologici (e sanguinari) della sua adolescenza sbagliata.

Aggiornato il 16 giugno 2021 alle ore 10:02