Caso Brusca: lo Stato e i costi del contribuente

Caso Brusca. Non bisogna confondere – come taluni sono indotti a fare creando molti equivoci – la laica liberazione di un pluriassassino per fine pena con la categoria etico-religiosa (e psicologica) del “perdono”. Sono due ambiti completamente separati che devono restare tali.

Lo Stato laico deve limitarsi a valutazioni strettamente giuridiche, nonché di efficacia pratica e di opportunità politica. La funzione rieducativa della pena prevista dalla Costituzione (rivelatasi in molti casi una vieta retorica pedagogista, anch’essa di ascendenza religiosa in quanto fede nella conversione-salvazione del peccatore) non deve poi fare dimenticare fino ad annullarlo del tutto il senso comune di giustizia e di umanità, nonché le esigenze di sicurezza pubblica; e cioè la necessità del corpo sociale di difendersi e di sentirsi al sicuro da vere e proprie “bestie” (Brusca era definito ‘u verru dai suoi stessi sodali e complici): individui che tornano a circolare liberi dopo essersi mostrati ripetutamente e troppo a lungo spietati e disumani ed avere scontato pene ridotte.

Lo Stato laico non può e non deve abrogare la legge sui collaboratori di giustizia (il chiamarli “pentiti” è anch’esso uno scivolamento verso categorie religiose) non perché bisogna presumere davvero “pentito” o “rieducato” un “verro”, ma solo perché essa si è rivelata efficace nel combattere la criminalità organizzata. Benissimo. Ma lo Stato laico e liberale deve badare non solo a che un pluriassassino “pentitosi”, solo dopo il suo arresto e per opportunità, non reiteri i suoi usuali crimini, ma anche che ciò non costi troppo al contribuente e alla comunità nazionale con esosissimi programmi di protezione a vita.

Sarebbe perciò a mio avviso auspicabile una legge che imponga il braccialetto elettronico a vita come pena accessoria per certi bestiali pluriassassini (mafiosi e no) e che stabilisca dei limiti temporali ristretti ai programmi di protezione dopo la loro liberazione anticipata. Il mafioso (o l’aspirante tale) deve sapere che anche se otterrà, grazie ad un “pentimento” di comodo, la liberazione anticipata, la sua futura libertà sarà comunque vigilata col braccialetto e che non godrà a vita della protezione da parte dello Stato e cioè della sorveglianza di alcuni agenti dell’ordine. Questi ultimi, poi, non sono certo assunti e retribuiti dalla comunità per fare da guardie ai “porci”.

Aggiornato il 07 giugno 2021 alle ore 10:25