La salvezza del vaccino e il tocco del re taumaturgico

Da alcuni giorni eminenti rappresentanti di questo pianeta, ultima Angela Dorothea Merkel, Cancelliera federale della Germania, hanno informato (anticipato) che il popolo della Terra dovrà essere pronto ad affrontare la prossima pandemia.

Appena percepito il “messaggio mi sono immediatamente balzate alla mente alcune riflessioni ed anche “l’opera” di un raffinato pensatore, l’attore Antonio Albanese, che in una sua grottesca rappresentazione di alcuni anni fa, disegnava la figura del “ministro della Paura”. Nella sua performance recitava: “Io sono il ministro della Paura, e come ben sapete senza la paura non si vive. Senza la paura della fame e della sete non si vive. Senza la paura della famiglia e della scuola non si vive. Senza la paura di Dio e della sua barba bianca non si vive. Una società senza paura è come una casa senza fondamenta. Per questo io ci sarò sempre. Io aiuto il mondo a mantenere l’ordine. Senza di me le guerre scoppierebbero inutilmente. Le epidemie non avrebbero senso. Le bombe esploderebbero senza nessun vantaggio sociale. Io trasformo la paura in ordine, e l’ordine è il cardine di ogni società rispettabile”.

Sulla Paura sono stati scritti molti saggi, e i concetti espressi da Albanese potrebbero rappresentare un sunto sacro-profano tra il comico, l’ironico ed il tragico, di una realtà che affonda le sue radici sul “terreno” antropologico, filosofico, sociologico e religioso. Ricordo, ad esempio, il terrore suscitato dal trattato sulla stregoneria, applicato in ambito inquisitorio, il “Malleus Maleficarum” il “Maglio delle Streghe”, scritto nel 1487 da due monaci Heinrich Kramer e Jacob Sprenger, il cui studio, ma anche una semplice lettura, imbarazza anche oggi e dove la tragica realtà supera abbondantemente la tragica fantasia.

In questa ottica fa riflettere anche il programma planetario di mutilazione degli studi umanistici, già dichiarato dalla Gran Bretagna e seguito sommessamente da altre Università, anche nostrane. Probabilmente tale operazione è un altro tassello nel mosaico sociologico di inaridimento della “mente umana” che, privata degli strumenti di critica e di riflessione, si rende facilmente assoggettabile alle più irrazionali imposizioni. Ricordo che ogni rivoluzione, più o meno riuscita, è nata da ambiti culturali e facoltà dove le elucubrazioni politico-storico-socio-filosofiche, hanno trovato terreno fertile nelle menti di coloro che tali ambienti frequentavano.

Osservare le file e la corsa di decisi ed indecisi vaccinandi, che vedono la “salvezza” (più divina che scientifica) in un siero sperimentale, mi ha fatto ricordare anche il saggio scritto da Marc Bloch (1886-1944) e pubblicato nel 1924, titolato Les Rois thaumaturges. Lo scritto ricostruisce la storia dei re taumaturghi, ovvero i cristianissimi sovrani francesi, che, fra le caratteristiche pseudo-divine del loro status, celebravano la capacità di guarire le scrofole (una adenite tubercolare che colpisce prevalentemente i linfonodi del collo), con il semplice “tocco” delle mani sul volto degli ammalati, che in fila tra la convinzione, la speranza e qualche raro scetticismo, aspettavano il loro turno per salvarsi. Marc Bloch spiega la “divinità” di tale prerogativa reale come fenomeno peculiarmente francese, patrocinato dal clero gallicano e che fa riferimento a Clodoveo, che si ricorda come un re unto direttamente dallo Spirito Santo, e non dalla mano del Papa. Tale meccanismo avrebbe creato un legame privilegiato fra la divinità e la regalità, conferendogli capacità salvifiche.

Oggi la divinità ha l’immagine del mainstream, e i re taumaturghi hanno l’aspetto di benevoli esperti che, senza il Covid, in molti sarebbero sconosciuti ma soprattutto ignorati. L’attuale contesto sociale globale, nulla togliendo alla pericolosità del Covid-19, purtroppo ricorda anche “Il meraviglioso e il quotidiano nell’Occidente medievale” di Jacques Le Goff (1924-2014), che suddivide il soprannaturale in tre ambiti: mirabilis, magicus e miraculosus, aspetti della percezione umana che oggi più che mai sensibilizzano la società. Ribadendo la mia appartenenza ai non negazionisti, in quanto ritengo il negazionismo dogmatico ed io sono profondamente adogmatico, la percezione salvifica del “processo vaccinatorio”, con tutte le contraddizioni più o meno conclamate, in molti casi penetra nella società al pari di come penetrava nella società medioevale il “tocco taumaturgico”.

Inoltre, il programma mondiale di togliere dalla “circolazione” gli studi del latino, del greco, della filosofia, della storia, della storia dell’arte, potrebbe facilitare, nel tempo, la creazione di una società mentalmente arida, e incapace di avere una opinione critica. Fenomeni tendenzialmente paradossali, come vedere una persona che passeggia in campagna con la mascherina, oppure che viaggia in macchina con un familiare o da sola con la mascherina che copre il volto, o anche che faccia sport all’aria aperta con una robusta mascherina rinforzata, dimostrano che la paura inculcata quotidianamente tramite i media, può condizionare comportamenti ritenuti apparentemente necessari alla salvezza.

Ricordando Tacito (58-120) in Historiae IV-81, dove definisce un popolo “dedita superstitionibus, e dove la superstizione e l’irrazionalità, forgiando la coscienza collettiva, delimitano il senso delle azioni umane nel ristretto quadro di un orizzonte miope e sfocato.

Aggiornato il 29 maggio 2021 alle ore 10:58