
Quanto alle candidature per l’elezione dei sindaci, il centrodestra lascia a desiderare. In particolare, l’idea del magistrato della procura di Napoli a sindaco della città partenopea per il centrodestra è una contraddizione politica vivente. Le qualità personali e professionali non sono qui in ballo. Proprio perché vengono considerate di prim’ordine, dovrebbero sconsigliare la scelta. Il Municipio di Napoli sta scivolando nell’abisso del fallimento. Il sindaco uscente, ex magistrato, invece di ritirarsi a pescare totani nel Golfo, ha posto la candidatura a presidente della Calabria. Un altro magistrato può fare meglio? Un astratto sì. Ma è opportuno politicamente e commendevole eticamente che un sostituto procuratore esca dalla Procura ed entri in Municipio, senza soluzione di continuità?
Il centrodestra dovrebbe porsi sia il problema etico che politico. E pure il problema della coerenza. Vuole separare le carriere in magistratura e accorparle nell’Amministrazione pubblica? Pareva che il centrodestra, con sfumature diverse, condividesse tuttavia una concezione della giustizia dove non trova posto la disinvoltura del passaggio tra inquisire, giudicare, amministrare nello stesso posto. Se la legge lo consente, vi si oppone nondimeno il buon senso. Il centrodestra dà pure l’impressione d’essere con l’acqua alla gola, se deve cercare un sindaco negli uffici della procura della Repubblica. I partiti, di tanto in tanto, cercano la guida nella società civile. Ma non dovrebbero essere loro a rappresentarla, selezionandone i fiori? È deprimente che non riescano ad allevare la classe dirigente locale e nazionale. Rinunciando a candidare il magistrato in questione, il centrodestra darebbe un colpo nella giusta direzione. I magistrati alla Magistratura. I politici alla Politica. Con la “M” e la “P” maiuscole, una volta tanto.
Aggiornato il 26 maggio 2021 alle ore 09:21