Follia Ue: la fretta di tornare al Patto di stabilità

Mentre l’informazione post pandemica si occupava delle solite stupidaggini politically correct tipo legge Zan o voto ai sedicenni, deve essere sfuggita ai più la tragedia che si sta addensando sull’economia dell’Unione europea. I ministri del settore, riuniti nel vertice Ecofin (Consiglio Economia e Finanza), hanno deciso a grande maggioranza – Italia compresa – di appoggiare la proposta del vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, che è il vero commissario economico (mentre notoriamente Paolo Gentiloni è il numero 13) di ritornare al Patto di stabilità a partire dal 2023.

Una follia che si baserebbe su ottimistiche previsioni di crescita, tali da far ritenere che entro il 2022 le economie dell’area Ue potrebbero ritornale ai valori pre-Covid. Cosa che significherebbe tornare alla crescita e recupero delle perdite e dei posti di lavoro finiti in vacca nel 2020 in appena un anno. Previsione a dir poco azzardata. Tale crescita – che comunque escluderebbe l’Italia visto che l’economia nostrana era già abbondantemente compromessa prima della pandemia – è in realtà poco verosimile. L’Europa non è l’America così come i mezzi della Banca centrale europea non sono quelli della Fed (Federal reserve). Attualmente, con i debiti contratti in questo anno e mezzo scarso di super crisi, quasi nessun Paese europeo potrebbe rispettare i parametri di contenere il deficit entro il 3 per cento del Pil e ancor meno di stabilizzare il debito pubblico al 60 per cento sempre del Pil. L’Italia, ad esempio, sta al 10 circa per il primo parametro e al 180 per il secondo.

Vedremo come le borse apriranno e come reagiranno nel corso sia della giornata che di quelle seguenti. Certo è difficile non mettere in relazione questa fretta europea di chiudere i cordoni della borsa con l’uscita (proposta) del segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, di introdurre un embrione di patrimoniale mascherandola da tassa di solidarietà sulle future “grandi” eredità, per trovare i soldi a favore di future generazioni che poi in Italia neanche nascono.

Letta ha fonti in Europa che lo spingono in direzione diametralmente opposta a quella che sta perseguendo Mario Draghi, cercando di arginare la follia della maggioranza Ursula? E il ministro Daniele Franco come la pensa? La trovata di Letta a questo punto è una mina vagante, non solo per il Governo in carica, ma per il futuro dell’Italia. C’è da sperare che i giornalisti che lavorano nei media – che detengono e amministrano ieraticamente la golden share dell’informazione pubblica e privata nelle tv italiane, nonché quelli che scrivono nei gruppi che hanno il monopolio sulla proprietà dei grandi giornali – abbiano un sussulto di onestà intellettuale. E denuncino di conseguenza questa pazzia, che rischia di distruggere l’economia europea in generale e quella nostra in particolare. Tanto non si può fare finta di niente: se non ci si occupa di queste notizie economiche, presto saranno loro ad occuparsi di tutti noi.

Aggiornato il 25 maggio 2021 alle ore 09:20