Un incubo senza fine

Quasi un anno fa l’illustre costituzionalista Sabino Cassese rilevò, con dovizia di argomentazioni, il grande paradosso di un prolungato stato d’emergenza senza emergenza. Una situazione che stiamo ancora vivendo sotto il profilo delle restrizioni sanitarie. Non solo: dal momento che ora conosciamo assai meglio il Covid-19 e sappiamo curarlo in modo appropriato, appare ancora più assurda e incomprensibile. E spiace che ad intestarsi la massima responsabilità politica di tutto ciò non sia più il sedicente avvocato del popolo, sbucato dal nullismo grillesco, bensì il personaggio che gode la migliore reputazione sul piano internazionale: l’attuale premier Mario Draghi.

In tal senso la misura reiterata del coprifuoco alle 22, ancor più del pass sanitario interregionale di stampo staliniano, costituisce l’espressione più bieca e deteriore di una vera e propria dittatura sanitaria che, nel breve volgere di qualche settimana, ha completamente sovvertito i termini e i limiti delle nostre garanzie costituzionali. E non credo proprio che sottolinearlo sia un mero esercizio accademico per legulei, soprattutto se consideriamo che non ci troviamo di fronte ad una malattia come l’ebola, ma abbiamo a che fare con un serio problema sanitario che riguarda sostanzialmente una fascia ristretta della popolazione. Ossia i molto anziani e i fragili. Accade pertanto che, non essendo riusciti prima ad isolare e poi vaccinare chi rischiava davvero gravi conseguenze dal virus, si è deciso di salvare la vita – non riuscendovi molto a leggere i numeri – a costoro impedendo a tutti gli altri di vivere, dato che i termini a cui è stata ridotta la nostra esistenza non ha molto a che vedere con la vita medesima.

Tuttavia, sta di fatto che chi regge le redini del Paese in questa agonia auto-inflitta continua a farsi dettare la linea da personaggi come Massimo Galli o Andrea Crisanti (quest’ultimo ha recentemente tuonato contro le parzialissime aperture del 26 aprile, prevedendo 600 morti al giorno), il cui interesse sembra perfettamente coincidere con quello di politici del calibro di Roberto Speranza, il quale solo grazie all’arrivo del virus cinese ha potuto evitare – almeno per il momento – l’oblio a cui era irrimediabilmente destinato. In sostanza, questa sciagurata emergenza infinita senza emergenza ha fatto scoprire l’America a tanti, troppi personaggi oscuri e in gran parte impresentabili che, senza un disegno preordinato, si sono ritrovati sulla linea giacobina delle chiusure ad oltranza per un loro evidente e personale interesse politico e professionale.

A questo punto, visto che neppure nella cabina di comando si riesce a comprendere l’importanza vitale di tornare al più presto ad una vera normalità, facendo tabula rasa di chi continua ad usare il terrore sanitario come una clava liberticida, mi auspico che la crescente protesta sotterranea di un popolo stremato possa sfociare in un forte e strutturato movimento di dissenso civile. Da questo punto di vista mi sembra encomiabile l’iniziativa dell’amico Nicola Porro, il quale ha chiesto ai cittadini di far sentire la propria voce divulgando su Twitter #ioil22nonlovoglio, in segno di aperta protesta nei riguardi del coprifuoco, che in questo momento rappresenta il simbolo negativo di una dittatura sanitaria senza fine.

Aggiornato il 29 aprile 2021 alle ore 09:34